A gennaio sono state 31 le vittime del lavoro in Italia, un bilancio che rimane drammatico nonostante il decremento del 38 per cento rispetto a quelle rilevate nel gennaio 2011 (erano 50). A dirlo è l’Osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering, che a “indossare la maglia nera”, complice la tragedia della nave da crociera Concordia, è la Toscana con sei morti bianche, alla pari con la Lombardia. Seguono Piemonte (4), Emilia Romagna e Veneto (3). Anche quando si osservano i dati regionali delle vittime rispetto alla popolazione lavorativa è sempre la Toscana a tenere le fila con un indice di 3,9 (contro una media nazionale di 1,4); secondo il Piemonte (2,2), terzo il Trentino Alto Adige (2,1).

Guardando alle classifiche provinciali è Grosseto con cinque vittime a far rilevare il risultato peggiore, sempre come conseguenza diretta del disastro all’Isola del Giglio. Seguono Brescia, Bergamo e Novara (2). Analizzando il panorama provinciale delle morti bianche rispetto alla popolazione lavorativa è ancora Grosseto a primeggiare con un indice pari a 52. Seguono: Oristano (18), Novara (12,8), Viterbo (8,6), Pescara (8,5)Agrigento (8,3).

Sempre l’agricoltura il luogo maggiormente votato alla tragedia con il 41,9 per cento delle vittime; quasi il doppio di quelle rilevate nel settore delle costruzioni (22,6 per cento). Altrettanto preoccupante il 16,1 per cento degli eventi mortali registrati nei trasporti, magazzinaggi e costruzioni e attribuiti all’affondamento della Concordia.

Tre decessi su dieci sono avvenuti per schiacciamento in seguito alla caduta di oggetti pesanti. Nel 22,6 per cento dei casi si è trattato di una caduta dall’alto; per il 9,7 per cento delle vittime la causa è stata un incidente dovuto al ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento, così come per contatto con organi lavoratori in movimento. A distanza si registrano le percentuali di morti dovute a: cause elettriche, investimento da mezzo semovente, annegamento, seppellimento o sprofondamento (3,2 per cento).

Gli stranieri deceduti sul lavoro sono sei (due in più dello scorso anno) pari al 20 per cento del totale; si tratta di una percentuale mai rilevata negli ultimi due anni. La fascia d’età più colpita è sempre quella in cui l’esperienza dovrebbe insegnare a non esporsi al rischio (tra i 45 e i 54 anni, ovvero il 26,9 per cento delle vittime). Il 23,1 per cento dei morti a gennaio aveva un’età compresa tra i 25 e i 34, il 19,2 per cento tra i 55 e i 64 anni come gli ultrasessantacinquenni.