"Noi siamo choosy. E lo siamo per scelta". Inizia così una lettera aperta rivolta ad aziende e selezionatori del personale che spiega perché essere choosy - la critica rivolta dal ministro del Lavoro Elsa Fornero ai giovani - in certi casi non è un peccato o una dimostrazione di schizzinoseria, ma il semplice desiderio di evitare di essere sfruttati e sottoinquadrati. È l'iniziativa lanciata dalla Repubblica degli Stagisti anche su facebook e twitter con l'hashtag #bechoosy.

Non accettare qualsiasi condizione, è scritto nella missiva, "non vuol dire che siamo schizzinosi, anzi: non abbiamo mai lesinato gli sforzi per racimolare qualche soldo durante i nostri studi, abbiamo servito ai tavoli dei ristoranti, spinto carrelli durante l'estate, fatto migliaia di telefonate nei call-center. E questo mentre studiavamo alle scuole superiori, e poi molti di noi proseguivano all'università specializzandosi in lettere, economia, filosofia, ingegneria, comunicazione, lingue e tante altre materie dai nomi altisonanti".

"Ma oggi - si legge ancora nella lettera - abbiamo finito il nostro percorso di studi. Siamo diplomati o addirittura laureati: abbiamo acquisito delle conoscenze ai massimi livelli dei nostri sistemi scolastici. Oggi abbiamo già dato nei lavoretti per integrare la paghetta: abbiamo bisogno di un impiego vero. Uno stipendio che ci consenta, in cambio del nostro lavoro, di mantenerci, e con un minimo di prospettiva che ci permetta di emanciparci dai nostri genitori e diventare cittadini liberi".

Insomma, i giovani vogliono poter scegliere. "Troppo spesso lo stipendio proposto per un full-time è al di sotto della soglia di dignità, troppo spesso le garanzie contrattuali sono semplicemente assenti. Certamente possiamo investire in esperienze di tirocinio: dobbiamo senza dubbio ancora imparare tante cose. Ma non senza un giusto rimborso spese e qualche prospettiva reale di assunzione; e non quando lo stage non è davvero necessario, ma è solo un escamotage per usarci come bassa manovalanza senza costo".