“Il Governo pensi meno ai dividendi straordinari e di più alla chimica. Con il nuovo piano di riassetto dell'Eni, tendono a scomparire le attività italiane a cominciare dalla chimica, che è uno degli asset portanti del sistema industriale del Paese, e in quanto tale va difeso”: così ha detto stamane Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, intervenendo all’audizione presso la commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, convocata proprio sulle questioni relative alla vicenda Eni-Versalis.

“Mentre il Presidente del Consiglio – ha proseguito il dirigente sindacale – presenta i campioni nazionali, Eni ed Enel, alla Conferenza sul clima di Parigi, Eni abbandona la chimica 'verde', blocca gli investimenti e azzera importanti accordi di programma, già a suo tempo sottoscritti. All’Italia, se dovesse concludersi la cessione di Versalis, mancherà quel mix necessario tra chimica verde e tradizionale, e scopriremo, al solito tra qualche anno, che anche sulla chimica saremo in grande affanno”.

“La cessione di Versalis è un salto nel buio per la chimica italiana – ha insistito nel suo intervento l'esponente Cgil –, e per questo il Governo deve fermare le decisioni dell'Eni e aprire un confronto con il sindacato, le regioni, i comuni interessati, perchè è necessaria una discussione limpida che ha bisogno di tempi e sedi adeguate. Francamente, sarebbe stato più importante e razionale un intervento della Cassa depositi e prestiti su Versalis e la chimica, piuttosto che su Saipem”.

Per domani 5 dicembre, intanto, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno indetto a Roma ("Angelicum Congress" - aula Minor - Largo Angelicum, 1 - dalle ore 10,00)  una  grande assemblea nazionale dei quadri e delegati della chimica, del Gruppo Eni e della società Saipem. Saranno presenti i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo.

Il Gruppo Eni, attaccano i sindacati, "non è un'azienda qualsiasi, ma un grande gruppo industriale, tra i più grandi al mondo,  che rischia di 'divorziare' dalla politica industriale del nostro Paese. Infatti, con il nuovo piano di riassetto principalmente rivolto ai mercati internazionali, l'Eni abbandona la chimica,  la 'chimica verde' e la relega a fanalino di coda dell'Europa, crea incertezze sulle prospettive industriali di Saipem, azzera gli investimenti previsti in alcune altre importanti filiere (estrazione, raffinazione), rallenta gli impegni già presi in alcuni territori strategici (Porto Marghera, Porto Torres, Gela), con il rischio concreto di un disimpegno ed un secco ridimensionamento".
 

"Chiediamo al Governo - insistono i sindacati - di fare chiarezza, di rispondere non solo in qualità di azionista di riferimento, ma quale soggetto regolatore della politica industriale del Paese".