Lo scudo fiscale, ovvero la nuova sanatoria-condono sui capitali esportati fa gridare già allo scandalo, ma non è questione solo di decenza. C’è appunto anche un trucco nel trucco. Dove sarebbe? “Il trucco si evidenzia già nella definizione dell’aliquota – ci dice Stefano Fassina, responsabile dei problemi della finanza pubblica del Pd – in realtà è sbagliato parlare di un'aliquota al 5% da applicare sulle attività ‘finanziarie e patrimoniali detenute almeno al 31dicembre 2008 o rimpatriate e regolarizzate a partire dal 15ottobre 2009 e fino al 15 aprile 2010’. La realtà sarà un’altra perché il testo è volutamente ambiguo e non si chiarisce la definizione precisa del periodo durante il quale i capitali da sanare sono rimasti all’estero”.

La tesi di Fassina è semplice: siccome il testo dell’emendamento prevede che l’aliquota sia del 2% ogni anno per 5 anni, ma non specifica il metodo per individuare il periodo reale, la stragrande maggioranza di quelli che vorranno accedere allo scudo fiscale, dichiareranno che i loro capitali erano all’estero da un anno. Risultato: siccome l’aliquota è del 50% sul 2% annuale, pagheranno solo l’1%”.

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