Per i blocchi di questi giorni saranno 500 mila le giornate di lavoro in meno effettuate dai lavoratori agricoli siciliani dei vari comparti. Lo sostiene la Flai Cgil siciliana che definisce questa conseguenza “un conto salato per i braccianti” e chiede, col segretario generale Salvatore Tripi, ai governi nazionale e regionale che “attivino subito i tavoli sulla crisi dell’agricoltura nell’isola e si adoperino per la libera circolazione delle persone e delle merci”. “

I comparti più colpiti - afferma Tripi - sono il lattiero/caseario, l’orticolo, l’ovicolo, il vivaistico, il floricolo”. La situazione attuale si innesta peraltro in un contesto gia’ critico, tant’è che il segretario della Flai aggiunge che “a Monti, Lombardo dovrebbe chiedere quale sara’ il futuro dell’ agricoltura siciliana visto anche che la nuova proposta di politica agricola comunitaria 2014/2020 prevede un taglio del 18% dei sostegni”.

La Flai rileva anche la “strana coincidenza tra il fallimento dell’esperienza associazionistica e cooperativistica che ha reso il settore agricolo siciliano tra i più importanti del paese e la crisi dei piccoli produttori che hanno prezzi alla produzione marginali. Il valore aggiunto delle produzioni agricole - osserva Tripi- lo intasca chi organizza e controlla la filiera agroalimentare, questo è risaputo”.