Adesioni al 75% e numerosi messaggi di solidarietà da parte dei cittadini. È questo il primo dato diffuso dai sindacati sullo sciopero nazionale unitario dei medici, iniziato a mezzanotte. Un’astensione dal lavoro, spiegano i sindacati, proclamata dai 250 mila camici bianchi “in difesa del Servizio sanitario nazionale e contro i tagli delle prestazioni erogate ai cittadini”. La protesta interessa ospedali, Asl e studi dei medici di famiglia, ma sono garantite urgenze, visite a pazienti terminali e prestazioni di assistenza domiciliare integrata. 

“Lo sciopero effettuato oggi ha una valenza politica straordinaria – scrivono i sindacati in una nota unitaria -, nel senso letterale di fuori dalla norma. Una indecente superficialità o un malcelato interesse della politica tutta verso il servizio sanitario nazionale, che stanno portando al disfacimento il più importante baluardo di tutela della salute e delle fragilità di tutti i cittadini, hanno spinto tutti i medici italiani prima a manifestare, oggi a scioperare uniti e compatti”. 

L'agitazione è stata dichiarata da tutte le sigle sindacali: Anaao, Assomed_Sivemp, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil Medici, Fvm, Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Uil Medici, Fimmg, Snami, Smi, Intesa Sindacale-Cisl Medi-ci-Fp Cgil Medici-Simet-Sumai, Sumai, Fespa, Fimp, Cipe e Andi. E l'adesione, secondo i sindacati, ha registrato punte del 75%. “I numerosi messaggi di solidarietà dei cittadini, testimoniano che è ben compresa la posta in gioco. Vale a dire contrastare una condanna a morte annunciata che sta travolgendo insieme i diritti dei cittadini, che vedono sottrarsi prestazioni giorno dopo giorno o trasferirle a carico dei loro redditi, e quelle dei medici e degli altri professionisti, marginalizzati in una logica di abbandono”. 

“La sanità pubblica rappresenta un grande patrimonio civile, sociale e professionale – concludono i sindacati -, nel quale si inverano i valori etici e deontologici dei suoi professionisti. Non ci fermeremo fino a quando non sarà infranto il tetto di cristallo che blocca la sanità nella agenda del governo”.

“Il governo dice che vuole fare le assunzioni di medici e di infermieri, ma poi chiede alle Regioni di reperire le risorse dopo anni di tagli e definanziamenti, trasferisce le responsabilità alle regioni, ma non le risorse, mentre la sanità va a pezzi”, ha invece affermato il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, replicando alle parole della titolare del dicastero della Sanità, Beatrice Lorenzin. Il fondo sanitario, aggiunge il dirigente sindacale, “superiore di un miliardo e 300 milioni, come afferma il ministro, ha visto già una decurtazione di oltre tre miliardi rispetto al fabbisogno previsto dal patto per la Salute, ed è lo stesso fondo dal quale si dovrebbe attingere per garantire i nuovi livelli essenziali di assistenza, i nuovi vaccini e il farmaco per l'epatite C”.

Per la segretaria nazionale della Fp Cgil, Cecilia Taranto, invece “il governo si impegni a finanziare per davvero la sanità pubblica, a partire dal rinnovo del contratto: il solo strumento per riconoscere ai lavoratori quanto gli spetta e ai cittadini migliori servizi. Servono inoltre nuove e adeguate risorse per garantire il giusto orario di lavoro per medici, infermieri e per gli operatori sanitari tutti, ovvero quelli dimenticati dalla legge di stabilità. Così come servono soluzioni strutturali al problema dell'occupazione: la verità dietro le nuove assunzioni annunciate è che il governo sta anche creando nuove sacche di precariato in sanità, dicendo alle regioni di assumere fin dal primo gennaio nuovo personale con rapporti di lavoro flessibile”, conclude Taranto.