Nella giornata di venerdì 22 gennaio la Manz, multinazionale tedesca che occupa circa 1800 persone in tutto il mondo, ha comunicato la decisione di sopprimere 171 posti di lavoro, 9 dei quali riguarderanno lo stabilimento di Sasso Marconi. I licenziamenti risultano totalmente incomprensibili anche alla luce delle performance positive che lo stabilimento di Sasso Marconi ha potuto vantare nell’ultimo biennio, sia in termini di produttività, sia in termini di fatturato. Tanto più se se si pensa che nello stabilimento di Sasso Marconi, che oggi occupa 91 addetti, sono presenti altri trenta lavoratori appartenenti a ditte esterne.

Le Rsu, la Fiom Cgil e la Fim Cisl, pur non condividendo le ragioni di tale scelta, da subito si sono rese disponibili al confronto, proponendo costruttivamente un ampio ventaglio di soluzioni alternative: dalla cassa integrazione, ai contratti di solidarietà, alla mobilità incentivata su base volontaria. Al contrario, Manz ha rifiutato qualsiasi proposta rigettando interamente le richieste provenienti dalle rappresentanze sindacali e dai lavoratori. L’indisponibilità a qualsiasi confronto, l’unilateralità, e l’irrevocabilità delle decisioni, paiono collocarsi sulla scia di quanto sta purtroppo accadendo, da qualche mese a questa parte, in tutto il territorio dell’Appennino bolognese. Una pericolosa tendenza all’emulazione sembra infatti diffondersi fra le aziende in particolar modo fra le multinazionali – di un territorio già così duramente provato dalla crisi, e il rischio che si apra una stagione complessa e difficile più che mai concreto.

Per tutte queste ragioni, le lavoratrici e i lavoratori della Manz di Sasso Marconi sciopereranno otto ore nella giornata di oggi 27 gennaio 2016, a cui seguirà un ulteriore pacchetto di quattro ore da effettuarsi venerdì 29 gennaio, data in cui previsto il prossimo incontro con la direzione aziendale.