“Il contributo della ricerca per la partecipazione attiva dei lavoratori e delle loro rappresentanze”. È il titolo del convegno, organizzato dall’Inail e da Cgil, Cisl e Uil, che si tiene oggi e domani (22 e 23 giugno) a Roma. Il convegno si propone di presentare i risultati del lavoro svolto nell’ambito di progetti promossi e finanziati dall’istituto in collaborazione con università e istituti di ricerca delle parti sociali. Nel corso dell’iniziativa sarà presentata la versione riordinata e digitalizzata dell’archivio del Crd, il Centro ricerche e documentazione rischi e danni da lavoro

Una mattina di primavera del 1999 squillò molto presto il telefono di casa. Era Gastone Marri. Mi comunicava che l’archivio del Centro ricerche e documentazione rischi e danni da lavoro (Crd) stava per essere mandato al macero. Dirigente di primo piano della Cgil nel periodo più ricco e intenso della partecipazione diretta dei lavoratori alle lotte di fabbrica contro la nocività delle condizioni di lavoro, Marri aveva ideato il Crd, l’aveva fortemente voluto e poi diretto, dalla sua costituzione nel 1974. Sapeva bene dunque l’immensa perdita di memoria storica che l’evenienza della distruzione di quei documenti avrebbe comportato. L’archivio giaceva abbandonato in quella che era stata la sua sede romana, in viale Regina Margherita, in un appartamento al primo piano di un vecchio palazzo umbertino.

Claudio Stanzani, succeduto a Marri nella direzione del Crd dal 1981, si adoperò insieme a chi scrive – all’epoca nel dipartimento salute e sicurezza Cgil nazionale – per trovare una soluzione. Grazie alla sensibilità di Sergio Perticaroli – allora responsabile di un dipartimento dell’Istituto superiore per la salute e la sicurezza sul lavoro (Ispesl, sciolto nel 2010 e assorbito nell’Inail) nel cui ambito ricadeva la funzione documentazione – si rese disponibile a ospitare quella montagna di documenti presso il suo istituto. L’archivio del Crd, che negli anni di abbandono era stato già variamente saccheggiato, venne così sistemato in un centinaio di scatoloni e, insieme con la cassetta di legno che conteneva il prezioso soggettario, fu trasferito alla biblioteca dell’Ispesl a Monteporzio Catone (Roma).

Il salvataggio era riuscito, ma l’archivio era ancora inaccessibile e inutilizzabile. Nel 2005, all’approssimarsi del centenario dalla sua fondazione, la Cgil si accingeva a preparare il programma delle celebrazioni. Sottolineai in quell’occasione l’importanza del tema “ambiente di lavoro”, leitmotiv di una lunga stagione di lotte e di conquiste contrattuali e legislative da metà degli anni sessanta a tutto il decennio settanta del Novecento. Perciò proposi di realizzare, insieme con Cisl e Uil, un progetto per il riordino, la digitalizzazione e la messa a disposizione sul web del grande patrimonio documentale delle lotte e delle vertenze operaie per il controllo dell’ambiente di lavoro, rappresentato dall’archivio dell’ex Crd. Nello stesso anno, un progetto ad hoc, elaborato e condiviso con Cisl e Uil, fu sottoposto all’attenzione dello stesso Ispesl. La proposta fu accolta, ma il finanziamento necessario si rese disponibile solo nel 2010.

Il progetto triennale di ricerca in convenzione fu assegnato all’Istituto ricerche economiche e sociali (Ires Cgil, ora Fondazione Giuseppe Di Vittorio) e svolto in partenariato con SindNova (Cisl), Istituto per lo studio dell’innovazione, delle trasformazioni produttive e del lavoro, e con Associazione nazionale cooperazione sociale (Ancs) della Uil. Il progetto fu realizzato tra il giugno 2011 e il settembre 2015, sotto la direzione scientifica di scrive.

Dopo oltre un anno e mezzo dalla sua conclusione, finalmente l’archivio del Crd è ora disponibile nel portale dell’Inail. Per la consultazione, l’indirizzo web è il seguente:

https://www.inail.it/cs/internet/attivita/ricerca-e-tecnologia/biblionweb-la-biblioteca-online/repository-inail-e-piattaforme-informative/repository-crd.html. Occorre tuttavia prima registrarsi per l’accesso ai servizi online dell’Inail, seguendo le istruzioni. Bisogna armarsi di santa pazienza, perché è un percorso tedioso e non intuitivo, ma alla fine ci si riesce.

Il movimento per l'ambiente di lavoro
Il Crd nacque nella temperie delle lotte operaie e sindacali contro la nocività degli anni settanta. Queste erano il portato di una lunga elaborazione del decennio precedente, attraverso la quale il sindacato era approdato a una “rivoluzione copernicana” nella lotta per la salute nelle fabbriche. Secondo i concetti e il linguaggio di allora: non più “monetizzazione” dei rischi (“la salute non si vende”, “no a paghe di nocività” erano gli slogan), ma la loro prevenzione, fondata sulla conoscenza dell’ambiente di lavoro e sull’esperienza dei lavoratori (soggettività operaia), in particolare da parte del gruppo operaio omogeneo, così definito perché esposto agli stessi rischi nella medesima lavorazione. Gli operai non delegano più ai tecnici (non delega) l’individuazione dei fattori di nocività (rischi fisici, chimici, microclima, fatica, ritmi, ecc.), ma sono loro stessi – attraverso una metodologia propria (osservazione spontanea, indagini ambientali e mappa dei rischi) – a indicarli ai tecnici, mentre le misure di prevenzione devono essere condivise dai lavoratori (validazione consensuale) e quindi rivendicate al datore di lavoro.

Il modello strategico si fondava sull’azione diretta dei lavoratori per contrastare ed eliminare i rischi, suddivisi in quattro gruppi di fattori nocivi. Si partiva dalle indagini ambientali, per lo più autogestite dai gruppi operai omogenei, per definire una piattaforma rivendicativa, che scaturiva quindi “dal basso” e mirava non solo a macchine e impianti sicuri e all’abbattimento dell’esposizione a sostanze pericolose, ma anche a cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, al riconoscimento del diritto all’informazione sui rischi e a un organismo di rappresentanza sindacale specifica sui problemi dell’ambiente di lavoro (commissione ambiente).

La dispensa “L’ambiente di lavoro” – scaturita dall’opera di Ivar Oddone, medico e psicologo del lavoro, e frutto di un’elaborazione collettiva pluriennale che raccolse l’esperienza di alcuni lavoratori metalmeccanici della 5a Lega di Mirafiori –, edita prima dalla Fiom nel 1969 e poi dalla Federazione unitaria dei lavoratori metalmeccanici (Flm) nel 1971, fece conoscere questo modello operaio in migliaia di fabbriche. Forse la pubblicazione sindacale più diffusa di sempre, la dispensa divenne la bibbia del “movimento per l’ambiente”, portatrice di una nuova cultura della prevenzione e concreto veicolo di crescita culturale e politica per migliaia di lavoratori e delegati. Basti citare le conquiste sindacali nei contratti collettivi (diritto agli strumenti informativi sull’ambiente di lavoro: registri dei dati ambientali e biostatistici, libretti individuali sanitari e di rischio, commissioni ambiente) e nella legislazione (l’articolo 9 dello Statuto dei lavoratori: diritto a partecipare alla prevenzione in azienda).

Il movimento dalle fabbriche si estese ben presto al territorio, con l’obiettivo unificante della riforma sanitaria e con la costituzione dei primi nuclei di quelli che sarebbero poi diventati i servizi territoriali per la tutela della salute nell’ambiente di lavoro. La legge istituiva del Servizio sanitario nazionale arrivò nel dicembre 1978 (legge 833) e si fondava sugli stessi principi e metodi frutto delle conquiste operaie: la prevenzione e la partecipazione.

Il movimento sindacale per l’ambiente esercitò quindi una vera e propria egemonia culturale sulla società, che si riverberò anche nella comunità scientifica. Nella mozione conclusiva del 36° Congresso della Società italiana di medicina del lavoro (novembre 1973) si riconobbe che le ipotesi mediche sulla nocività non potevano escludere quelle operaie, ma dovevano aggiungersi a esse, e questo presupponeva che la scelta dei dati ambientali e biostatistici da rilevare dovesse essere fatta in base a due criteri: quello del medico del lavoro e quello del gruppo operaio omogeneo.

Quello che ben presto divenne famoso come il “modello operaio italiano” influenzò anche le lotte per la salute dei lavoratori in altri Paesi. La dispensa ebbe numerose traduzioni: in francese, inglese, spagnolo, tedesco e perfino in giapponese (si possono trovare nell’archivio del Crd online) e il modello venne adottato da alcuni sindacati in America Latina. Un seminario internazionale organizzato dall’Etui (Istituto di ricerca della Confederazione europea dei sindacati), svoltosi nel febbraio 2016, è stato dedicato all’attualità del modello italiano (cfr. https://www.etui.org/Topics/Health-Safety-working-conditions/News-list/The-struggle-for-health-at-work-the-Italian-workers-model-of-the-1970s-as-a-source-of-inspiration).

Il Centro ricerche e documentazione rischi e danni da lavoro
Il Crd fu lo strumento di elaborazione della linea sindacale per il controllo dell’ambiente di lavoro, di conoscenza e di diffusione delle esperienze e delle lotte contro la nocività nelle fabbriche. Gastone Marri era riuscito a crearlo già nel 1966 nel patronato Inca Cgil, insieme con Rassegna di medicina dei lavoratori, nata come supplemento de L’Assistenza Sociale. Poi, alla conferenza sulla salute di Rimini (cfr. nell’archivio del Crd Fabbrica e salute. La tutela della salute nell'ambiente di lavoro, Atti della conferenza nazionale Cgil-Cisl-Uil. Rimini 27-30 marzo 1972), al culmine di quel movimento, la mozione conclusiva, allo scopo di garantire un metodo comune nell’affrontare la tematica dell’ambiente, indicò tra le altre la scelta di istituire un Centro di documentazione nazionale che assicurasse “la più ampia e continua socializzazione delle esperienze e delle conoscenze”. Coerentemente con tale indicazione, nel 1974 fu costituito il Crd, divenuto poi struttura dalla Federazione Cgil-Cisl-Uil. Il Centro operò fino al 1985, quando fu chiuso dopo l’esaurimento dell’esperienza unitaria delle tre confederazioni.

Al Crd si rivolgevano i Consigli di fabbrica e altre rappresentanze sindacali aziendali e territoriali, patronati, strutture socio-sanitarie degli enti locali, università, enti e istituzioni di ricerca e di servizio, anche estere, che operavano nel campo della salute ambientale (cfr. Anna Bonin e Sandra Gloria, La domanda sindacale di iniziativa sull’ambiente di lavoro: una rilevazione; Quaderni di Rassegna Sindacale, n. 83, 1980).

Il Crd svolse anche un ruolo di elaborazione e riflessione sul tema del controllo sindacale dell’ambiente di lavoro, principalmente attraverso la rivista Medicina dei lavoratori (trasformazione della testata dell’Inca Rassegna di medicina dei lavoratori), che fu a lungo autorevole punto di riferimento per tutto il movimento sindacale e per quanti, anche al di fuori del sindacato – come nella comunità scientifica – si impegnarono nelle lotte per la salute e la realizzazione della riforma sanitaria.

Il progetto di recupero e i suoi risultati
L’obiettivo del progetto, che è stato realizzato in collaborazione con ricercatori della biblioteca dell’Inail, in particolare con Nunzia Bellantonio, per gli aspetti biblioteconomici, e con Raffaella Modestino per quelli informatici, è stato quello di recuperare e rendere disponibili alla consultazione i documenti del Crd, di pubblicare in una sezione del sito web la documentazione storica e mettere a disposizione dei sindacati, dei lavoratori e dei loro rappresentanti un centro di documentazione ove acquisire le attuali e le future esperienze nel campo della salute e della sicurezza sul lavoro.

Il progetto di recupero è stato infatti concepito come strumento di rivitalizzazione delle radici su cui si è fondato – e si è andato sviluppando nei decenni successivi – l’impegno delle organizzazioni sindacali per la tutela della salute dei lavoratori. A tal fine, si è ritenuto opportuno prevedere nel sito web la possibilità di raccogliere e diffondere materiale prodotto successivamente alla chiusura del Crd, con lo scopo di costruire non solo un archivio, ma un centro di documentazione dotato di continuità cronologica e capace di essere anche uno strumento attuale, aggiornato, partecipato, funzionale allo sviluppo delle tutele dei lavoratori.

Nel portale dell’Inail è stata aperta nello scorso maggio una sezione denominata con l’acronimo “Rls”. Questa sigla, con cui si indica il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, figura oggi prevista per legge in tutti i luoghi di lavoro, è stata scelta per richiamare l’importanza della partecipazione dei lavoratori alla prevenzione. Nel nostro caso Rls sta per “Repository della documentazione sindacale sulla prevenzione dei rischi e la salute e sicurezza sul lavoro - Inail”.

In “Rls” è quindi consultabile online un repository. Dal punto di vista tecnico, un repository (deposito o ripostiglio) è un ambiente di un sistema informativo in cui vengono gestiti dei metadati, attraverso tabelle relazionali; un metadato è un’informazione che descrive un insieme di dati; dal punto di vista dell’utente un repository è sostanzialmente un archivio web. In “Rls” sono presenti una “comunità” di oltre 2 mila documenti originali dell’archivio dell’ex Crd (codificati con sigla DO e un numero) e altre comunità che raccolgono pubblicazioni ritenute fondamentali (come la dispensa L’ambiente di lavoro o gli atti della conferenza di Rimini), unitamente alle collezioni complete di Rassegna di medicina dei lavoratori (1968-1973 e 1986-1996) e di Medicina dei lavoratori (1974-1983) e diversi saggi sul Crd e il movimento per il controllo dell’ambiente di lavoro.

La catalogazione è stata realizzata secondo gli standard bibliografici internazionali e con possibilità di ricerca attraverso le voci, oltre che del soggettario del Crd (più di 400 voci), dei thesaurus (repertori di termini descrittivi) più diffusi in materia: quello del Cis (bollettino elettronico di segnalazioni bibliografiche dall’Organizzazione internazionale del lavoro), il thesaurus dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (vocabolario multilingue e strumento di riferimento in materia) e la classificazione delle attività economiche Ateco-Nace 2007 (creata dall’Eurostat e adottata dall’Istat).

Oltre a quella storica, nel prossimo futuro “Rls” sarà arricchito da una documentazione significativa delle iniziative sindacali successive alla chiusura del Crd fino a oggi. Parallelamente, sarà costituito un altro repository con cui verrà attivata la raccolta della documentazione delle esperienze svolte attualmente dai lavoratori con la partecipazione alla tutela della loro salute e sicurezza, attraverso un sistema di pubblica proposizione online.

Il valore dell’archivio oggi
L’archivio dell’ex Crd, così restituito a nuova vita, testimonia oggi la memoria storica di un’esperienza di ricerca collettiva, condotta da una comunità scientifica ristretta, appartenente a diverse discipline, allargata a una comunità scientifica non specializzata, ma fondata su una democrazia che faceva leva sull’unificazione dei linguaggi, per cercare insieme soluzioni importanti sul piano applicativo, quali l’individuazione, la valutazione, la selezione, la misurazione, la registrazione e l’eliminazione dei rischi.

I materiali dell’archivio del Crd documentano numerosissime realtà in cui la valutazione dei rischi è stata compiuta attraverso una partecipazione operaia che ha consentito di individuare e realizzare le misure per eliminarli. La possibilità ora di poterli consultare, non solo permette la ricerca e lo studio di un’epoca in cui i lavoratori, attraverso la lotta sindacale e forme dirette d’impegno e partecipazione, diedero un grande impulso allo sviluppo della democrazia e della società italiana, ma offre anche la possibilità ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di oggi di trarre utili suggerimenti da quel metodo e da quelle esperienze.