Il confronto sulla pubblica piazza romana si preannunciava serrato. Su un tema, la pubblica amministrazione, il cui progetto di riforma è diventato il fiore all'occhiello del governo Renzi, contro cui il sindacato ha già espresso tutta la sua contrarietà, tanto che da avviare fin da ora la mobilitazione dei lavoratori. E gli stessi protagonisti chiamati al dibattito, Susanna Camusso e Marianna Madia, ovvero la leader Cgil e il ministro della Funzione pubblica, responsabile del provvedimento in discussione in Parlamento, lasciavano presagire una discussione molto accesa. Ma la sedia di quest'ultima è rimasta vuota, ufficialmente trattenuta in aula per seguire l'iter del suo decreto legge, seguita da una riunione con i suoi colleghi del Pd.

Ragion per cui l'iniziativa organizzata il 16 luglio dalla Cgil nazionale, assieme a Fp, Flc e Cgil di Roma e Lazio, attorno alla presentazione dell'ultimo libro di Gian Antonio Stella ("Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli", Feltrinelli editore), l'ennesimo pamphlet sui mali della nostra burocrazia che soffoca qualsiasi modernizzazione del paese, alla fine si può considerare un'occasione mancata, vista anche la cornice di folla assiepata sotto il palco di piazza di Pietra, formata perlopiù da dipendenti pubblici, direttamente interessati all'argomento.

Ad ovviare, solo in parte, all'assenza del ministro ci ha pensato la moderatrice, Maria Latella, con le sue registrazioni, dove la voce della Madia è risuonata più volte, estratta dalle sue ultime conferenze stampa. "La mia riforma premia il merito, c'è la licenziabilità dei dirigenti". "Non sono contraria a riaprire la contrattazione nella pubblica amministrazione, ma prima diventiamo competitivi e poi aumentiamo i salari". E ancora, "Il mancato rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici è un'ingiustizia, ma sono tante le esigenze che ha determinato la crisi, prime fra tutte precari ed esodati". Tante affermazioni del ministro, cui ha replicato subito Camusso: "Cominciamo col ridurre le ingiustizie, compito primario di ogni governo. Non sta in piedi che da sei anni non si rinnovi il ccnl dei lavoratori della Pa. il ministro dice che non è possibile incentivare i dipendenti pubblici, ma noto che quei lavoratori non solo non si stanno incentivando, ma si stanno punendo dal 2008, a causa del blocco della contrattazione".

A stimolare, poi, la leader Cgil
, circa la mancata volontà di riforma della sua organizzazione e sull'impossibilità di licenziare i dipendenti pubblici, ci ha pensato l'inviato del 'Corriere della Sera', citando esempi negativi eclatanti dal suo libro, cui Camusso ha prontamente risposto, con il voluminoso faldone dei testi della riforma in mano: "C'è uno straordinario bisogno che in questo paese si riformi la pubblica amministrazione, ma bisogna capire con chi la si vuole riformare. Noi pensiamo che vada riformata con chi dovrebbe farla funzionare e quindi con i lavoratori. Al contrario, il progetto di riforma del governo è un testo che definirà tutto il rapporto di lavoro. Chiamiamolo con il suo nome, in quanto riporta al controllo politico della Pa. Ma se avviene ciò, come può essere efficiente la macchina burocratica? Oltretutto, l'esatto contrario di quella autonomia e qualità dei servizi di cui tanto si parla. Se si vuole avere un rapporto di lavoro che premi la professionalità, bisogna decidere che quello è un rapporto contrattuale, non regolato da legge. Invece, la riforma del governo ci riporta a prima della legge Bassanini, con la legislazione che determina tutte le condizioni del rapporto di lavoro. Perciò, dico che la prima cosa da fare per una vera riforma della Pa è la privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico, che renda i dipendenti pubblici come tutti gli altri lavoratori, su cui il potere politico non può decidere".

Per quanto riguarda la licenziabilità dei dipendenti pubblici, dirigenti compresi, il segretario generale Cgil ha spiegato che già da ora possono essere licenziati; basterebbe applicare la riforma Bassanini, che, viceversa, non solo è rimasta in parte incompleta, ma ogni ministro della Funzione pubblica che si è succeduto su quella poltrona vi ha messo mano, finendo col peggiorare le cose". Col risultato che, rispetto ai 180 giorni previsti per sanzionare chi sbaglia e nel caso licenziare chi commette reati, si può arrivare al caso limite, citato nel testo di Stella, di 25 anni occorsi per arrivare all'esigibilità di una condanna di un vigile corrotto.

Altra tematica affrontata, la digitalizzazione dei servizi della Pa. "Siamo gli ultimi in Europa e tra i paesi Ocse in tema di modernizzazione dei servizi pubblici", ha ricordato Stella. "Ma è la chiave di volta? – si è chiesta Latella – Può aiutare i cittadini? E se in cambio si tagliano nuovi posti di lavoro? Tanti interrogativi per Camusso, che ha precisato come la digitalizzazione della Pa non sia all'anno zero, ma il problema semmai è la mancanza di collegamenti tra un ufficio e l'altro: la colpa? Le diverse modalità di appalti scelte per eseguire i lavori, che rende un sistema informatico del tutto diverso da un altro, pur appartenendo allo stesso territorio. A tutto discapito del cittadino, che magari va in ospedale ed è costretto a fare dieci file diverse per una pratica. O come capita agli uffici dell'Inps, dove si è pensato di tagliare i posti di lavoro, perchè tutto il sistema è on line, e la gente è stata costretta a rivolgersi al sindacato, aumentando così le file ai nostri sportelli".

Poi, i lavoratori delle Province: che fine faranno con la sparizione di quegli enti locali? Si sono chiesti in molti al dibattito. E quelli delle Agenzie, delle Camere di Commercio, delle Prefetture? Tutti nodi insoluti da sciogliere, cui va data una risposta al più presto. Intanto, sul fronte del decreto della Pa, dove si registrano le prime votazioni in Parlamento sui circa 600 emendamenti presentati, la Cgil punta a modifiche per contrattare la mobilità obbligatoria dei dipendenti entro i 50 chilometri e il demansionamento, oltre a non tagliare aspettative e permessi sindacali, accettando, pur non condividendo, il taglio del 50% dei distacchi sindacali.