L’elettronica facilita persino la rivoluzione. La si può fare, la prima volta nella storia, senza sangue né fiamme né botti. Stiamo lontanissimi dal celebre quadro sulla Comune di Parigi, la donna discinta sulle macerie a imbracciare la bandiera della libertà. Rivoluzione P. A. s’intitola il messaggio che Renzi e Madia (testualmente) indirizzano a migliaia di pubblici dipendenti ed alla platea indifferenziata di utenti perché comunichino al sito omonimo osservazioni e proposte in materia di pubblica amministrazione. Che – lo si ripete a chiare lettere nel messaggio e nelle dichiarazioni stampa a seguire – va rivoluzionata, e chi si oppone alla rivoluzione è schierato d’ufficio fra i conservatori se non fra i reazionari.

Giacobini avverso Girondini, alla fine sempre là si torna. Se c’è un corpo che non va rivoluzionato – lo scrive Scalfari nel suo domenicale – questo è il corpo amministrativo dello stato. Sempre Scalfari ricorda che la grande conquista liberale fu di creare un corpo amministrativo sufficientemente indipendente da garantire la continuità dell’amministrazione e della legalità in presenza dei cambi politici, che allora andavano dalla Destra alla Sinistra e che ora vanno da alleanze composite e assai larghe come la presente coalizione di governo. Dunque continuità a garanzia di legalità e – aggiungiamo – di neutralità rispetto alla pratica dello spoil system. Alla base della continuità e della legalità e della neutralità vi dovrebbe essere un adeguato trattamento, in termini finanziari e di credito sociale, a garanzia della personale neutralità del pubblico funzionario. Il meccanismo è complesso ed è difficile da spiegare in termini semplici ad una platea indistinta di operatori e utenti, ciascuno dei quali è naturalmente portato ad assumere il proprio caso a regola generale. Se mentre stai in fila allo sportello postale gridi “abbasso la burocrazia”, ottieni facile consenso di chi sta in fila.

Ma nessuno dei plaudenti si chiederà se quella fila abbia una ragione diversa dalla pigrizia dello sportellista. La squadra italiana che perde dà la colpa all’arbitro, mai alle proprie insufficienze e meno che mai riconosce i meriti dell’avversario. Antonio Conte così commenta l’uscita della Juventus dalla Europa League e Conte siamo tutti noi. Pep Guardiola prende su di sé la responsabilità della sconfitta del Bayern e si chiede cosa fare per migliorare la prestazione. Altre scuole di pensiero. La rivoluzione della P A. dovrebbe toccare tutti i comparti, compreso il servizio diplomatico. Lo chiamiamo così, e non diplomazia, perché il servizio riguarda la Farnesina nel suo complesso e non la singola categoria professionale dei diplomatici. Il servizio diplomatico va rivoluzionato al pari del servizio militare, anch’esso oggetto di tale ridimensionamento che arriverà già sfiancato all’appuntamento con la rivoluzione.

Il Ministro della Difesa elenca i tagli subiti dal suo Ministero e cerca di rimettere sui binari la controversa questione degli F35. Per aggiungere che l’Italia è pronta a fare la sua parte in Ucraina, come già in Libano, per interporsi con peace keepers. Diplomazia e forze armate sono le due facce della proiezione esterna del paese. Di tutto hanno bisogno meno che di rivoluzione affidata al dibattito via web degli utenti. Sarebbe come chiedere ai pazienti di cardiochirurgia quale attrezzo adoperare in sala operatoria. Hanno bisogno di una riflessione sulla loro funzione nell’epoca moderna. Riflessione che può anche portare a concludere che diplomazia e forze armate sono residui del passato destinati ad essere cancellati dalla storia prima ancora che dalla rivoluzione.

I diplomatici tutti, compresi quelli CGIL, si sono sentiti destinatari dell’invito di Renzi e Madia e vorrebbero dire la loro sul progetto di rivoluzione. Il mezzo è improprio, ma se lo scopo è di farli parlare dei loro problemi, di offrire la loro visione, perché no. Partecipino al dibattito in rete con le loro idee. Il Cosmopolita suggerisce una pista di riflessione dall’esito radicale. In certi paesi terzi sciogliamo le diplomazie degli stati membri nella diplomazia europea, chiudiamo ambasciate e consolati e affidiamo le loro competenze alle Delegazioni UE, assegniamo alle Delegazioni UE anche i compiti di tutela consolare. Un risparmio colossale e un messaggio europeistico. Alla vigilia delle elezioni del 25 maggio.