Dalle Province ai Comuni, dallo Stato alle Regioni, fino ai tribunali, la sanità, le aziende dei servizi: le istituzioni stanno riorganizzando i propri assetti ma ognuna lo fa in modo avulso dall’altra. Oggi, a poco più di un anno dalla vittoria del “no” alla riforma costituzionale il 4 dicembre 2016, ancora si fatica ad individuare un sistema istituzionale che riconosca competenze e delinei in modo chiaro i ruoli ed i rapporti tra Stato, Regioni, Province e Città Metropolitane, Comuni ed altri livelli di governo territoriale che sono proliferati in questi anni. Di "disordinamento istituzionale" e delle "idee per un sistema unitario di federalismo cooperativo e solidale” si parlerà oggi, 7 febbraio, nel convegno organizzato da Cgil Toscana, Ires Toscana e Fp Cgil Toscana, a Firenze (Auditorium al Duomo, via de' Cerretani 54/r, ore 9:30-13:30).

Dopo i saluti di Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana, sono previsti gli interventi di Alice D’Ercole, segretaria generale Fp Cgil Toscana, Gianfranco Francese, presidente Ires Toscana, Andrea Marchetti, assegnista Ricerca in Diritto Pubblico Scuola Superiore Sant’Anna Pisa e Rolando Tarchi, professore Ordinario di Diritto Pubblico Comparato Università di Pisa. Seguirà una tavola rotonda moderata da Mauro Fuso, segretario Cgil Toscana, con Matteo Biffoni, presidente Anci Toscana, Susanna Camusso, segretario generale Cgil, Enrico Rossi, presidente Regione Toscana

"La non riforma Delrio ha indotto il collasso di Province e Città Metropolitane - spiega la Cgil in una nota che lancia l'iniziativa -non solo per erosione di competenze ma soprattutto per la scarsità di finanziamenti che non consentono la garanzia dei servizi e le attività. La Toscana è stata la prima in Italia ad approvare la legge regionale di attuazione della Delrio. Un cambiamento epocale che ha visto il trasferimento in Regione di circa 1100 lavoratori (pari a circa il 50% della forza lavoro presente in Regione), dislocati su tutto il territorio regionale. Una scelta coraggiosa che ha permesso di mettere in sicurezza i posti di lavoro e gli stipendi". 

"Molti Comuni poi - prosegue il sindacato - sono di piccolissime dimensioni e non solo non riescono a raccogliere la sfida delle nuove competenze attribuite, ma spesso sono impossibilitati a garantire la mole di servizi e di procedure che già hanno: l'unico dato certo è che le 23 Unioni dei Comuni sono in uno stato pre-comatoso. In questo quadro di competenze accresciute, la Regione ha riorganizzato le zone socio sanitarie, ed anche in questo caso le geometrie sono variabili. Insieme a questo percorso di riassetto di competenze e dell'organizzazione istituzionale nel territorio, vi è un indirizzo scoordinato da parte del Governo sulla riorganizzazione sia della presenza delle strutture periferiche dello Stato sul territorio sia del sistema di sostegno alle imprese".

Secondo la Cgil Toscana, "la chiusura di diverse sedi di Tribunali, la rivisitazione della competenza territoriale delle Sovrintendenza del Ministero dei beni Culturali, accorpando e trasferendo funzioni, la chiusura di altre sedi di strutture territoriali del Ministero della Difesa, il passaggio ad altri soggetti istituzionali (ambiti scolastici territoriali) di molte delle funzioni del Ministero dell’Istruzione, il cambiamento del Ministero del Lavoro con l'istituzione per le funzioni ispettive di un nuovo Ente che coinvolge anche parte dell’INPS: sono tutti processi dettati dalla mera logica economicista e privi di un ragionato processo di riassetto delle funzioni nel territorio. Un processo che sta di fatto portando al depauperamento di alcuni servizi importanti e di prossimità".

Questa l'analisi della situazione, dopodiché arriva la proposta del sindacato: "Per la Cgil la strada da cercare è quella di un sistema policentrico in cui il decentramento amministrativo e la prossimità delle scelte di governo territoriale siano lo strumento per rispondere alla diversità dei bisogni dei cittadini, ma in un quadro di forte unità nel Paese che vincoli queste diversità alla supremazia dell'uguaglianza dei diritti di cittadinanza e delle pari possibilità di accesso ai servizi essenziali. Purtroppo - prosegue il sindacato - le scelte politiche assunte questi anni, non solo in Italia, sono andate in una direzione diametralmente opposta, alimentate dalle spinte autonomiste antistoriche verso modelli di governo nazionalistici che proliferano in tutti i sistemi occidentali: il muro di Trump, la Brexit e l'avanzata delle destre antieuropeiste, fino ad arrivare ai referendum dello scorso autunno di Veneto e Lombardia".

Una cultura secondo cui "ognuno si salva meglio se fa da solo", insiste la Cgil. "Un sentimento che sta permeando il Paese e trasformandolo radicalmente; lo vediamo dalla crescente tensione di chiusura verso la diversità, fino ad arrivare a spregevoli episodi xenofobi e razzisti. Tante criticità ancora ci sono sulle riorganizzazioni degli assetti istituzionali. Per superarle, il primo impegno deve essere quello di farsi promotori dell'apertura di una stagione di riflessione profonda su questi temi, con la determinazione di riconfermare un modello istituzionale di federalismo cooperativo e solidale in cui siano chiare le competenze, da definire anche attraverso leggi quadro per le materie concorrenti, di ciascun livello di governo (Stato, Regioni, Province e Città Metropolitane, Comuni e articolazioni sovracomunali) in un sistema istituzionale integrato, in cui vengano individuati i luoghi in cui si possa realizzare l’integrazione tra i diversi livelli". 

"Insomma - conclude la Cgil - occorre trovare la strada affinché la Toscana rappresenti una terra di sperimentazione virtuosa nel tentativo di raccogliere la sfida di dare ordine e governo ad un processo fatto di tante riforme frammentarie, disomogenee e che hanno determinato questo disordinamento istituzionale".