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La crisi e i suoi riflessi sul sindacato come organizzazione di rappresentanza, che trasversalmente colpisce tutte le formazioni sindacali europee. La scure che si è abbattuta sul lavoro pubblico, con l'arretramento progressivo dello stato e la cancellazione continua dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Le strategie di risposta che parlano (anche qui trasversalmente) di reinsediamento nei luoghi di lavoro, di maggiore democrazia (e minore burocrazia), di allargamento e di partecipazione. In estrema sintesi, è il quadro emerso nel seminario promosso dalla Fp Cgil nazionale, dal titolo 'Il sindacato e la crisi - da fenomeno organizzativo a organizzazione della rappresentanza'.
Una 'due giorni' di discussione, con il coinvolgimento di sindacati dei servizi pubblici provenienti da diverse realtà europee: la Svezia con Kommunal, la Spagna con Fsp Ugt e Fsc Ccoo, il Regno Unito con Unison e, infine, Epsu, la federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici. Una sessione di scambio di esperienze, buone pratiche, criticità e prospettive, unite tutte, come ha sintetizzato la segretaria generale della Fp Cgil, Rossana Dettori, nelle sue conclusioni, “dalla crisi profonda che sta colpendo il lavoro pubblico in tutta Europa, dalle scelte assunte dalla Commissione Ue alle influenze che queste hanno avuto enormemente sulle politiche dei nostri rispettivi governi, rispetto ai colpi inferti al lavoro pubblico e ai servizi pubblici”.
Difatti, ha spiegato la numero uno della Funzione Pubblica, “non solo in Italia, ma in tutta Europa, viviamo il dramma del lavoro pubblico, con il tentativo evidente e progressivo di ridurre lo spazio e il ruolo stesso del pubblico”. Una china, ha aggiunto Dettori, che va non solo fermata, ma invertita, con un ritrovato protagonismo della federazione europea: “Dobbiamo riaffermare il valore del ruolo pubblico ovunque e, attraverso Epsu, mettere in campo iniziative che non si limitino alla sola difesa degli spazi pubblici. Serve aumentare questi ultimi perché dalla crisi si esce attraverso una visione pubblica dell'allargamento dei diritti e delle tutele”.
Eppure il processo di cancellazione del ruolo del sindacato, come emerso dal dibattito, è comune in tutta Europa: dal tentativo di ridurne la sua influenza rispetto alle politiche generali alla destrutturazione del contratto nazionale come luogo di sintesi di diritti uguali per tutti. Come uscire da questa situazione? La Fp, attraverso un processo di autoriforma che si inscrive nelle scelte della prossima Conferenza di organizzazione della Cgil, punta operativamente ad “aumentare il livello di democrazia e di presenza nei luoghi di lavoro – ha spiegato Dettori –. Abbiamo bisogno di stare ancora di più nei luoghi di lavoro, prendere linfa da questi, e serve meno burocrazia e più democrazia. Questo il percorso intrapreso dalla nostra categoria, con il nostro progetto di autoriforma, che dà voce ai lavoratori, si radica nei luoghi di lavoro, facendosi contaminare, ascoltando i bisogni e le esigenze dei lavoratori, provando a dare loro le giuste risposte”.
Una prospettiva concreta, che la Fp sta assumendo anche per 'attrezzarsi' a rispondere agli attacchi, ultimo la minaccia di barattare il rinnovo del contratto con il blocco del turn over. Un'operazione, quest'ultima, che secondo Dettori è il tentativo di mettere “lavoratori contro lavoratori e tutti contro i cittadini, dimenticando che il contratto è bloccato da oltre sei anni, con una perdita salariale enorme per i nostri lavoratori, nonché di qualità rispetto ai servizi offerti ai cittadini”. Ecco perché, ha concluso la leader della Funzione pubblica, “c'è bisogno di reinsediarsi nei luoghi di lavoro e da lì rispondere agli attacchi. Perché serve una risposta dal basso per difendere le organizzazioni sindacali come luogo democratico di tutela dei diritti di tutti. Questa, la linea della nostra autoriforma, questa, la scommessa della conferenza di organizzazione della Cgil: rimettere al centro i diritti fondamentali dei cittadini e i sindacati come soggetti in grado di tradurre quei diritti”.