Dal 1998 a oggi sono stati realizzati oltre nove milioni di interventi di recupero edilizio grazie alle detrazioni fiscali e dal 2007 circa 2,5 milioni di efficientamento energetico. Sono questi i numeri contenuti nel quarto Rapporto dell’Osservatorio congiunto su innovazione e sostenibilità nel settore edilizio (Oise) di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil e Legambiente, presentato oggi (giovedì 28 gennaio) a Roma. Un report che ci dice come i vantaggi sono stati straordinari in termini di cantieri aperti e opportunità per le famiglie e per il lavoro. Ma anche che gli incentivi possono essere migliorati e resi più efficaci nella loro applicazione.

L’appuntamento è alla Sala Capranichetta (in piazza Monte Citorio 131). A introdurre il convegno (dalle 10 alle 13.30) è Vito Panzarella (segretario generale Feneal Uil), mentre il Rapporto è presentato da Maria Assunta Vitelli (Legambiente) e Alessandra Graziani (Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil). Partecipano Yde van der Burgh (Fnv Bouw, sindacato delle costruzioni dei Paesi Bassi), Franco Turri (segretario generale Filca Cisl), Leopoldo Freyrie (presidente Consiglio nazionale Architetti), Massimo Caleo (Commissione Territorio, Ambiente al Senato), Federico Testa (commissario Enea), Chiara Braga (responsabile Ambiente Pd), Walter Schiavella (segretario generale Fillea Cgil), Ermete Realacci (presidente Commissione Ambiente alla Camera), Edoardo Zanchini (vicepresidente Legambiente), Mauro Mallone (responsabile Divisione Efficienza energetica del ministero dello Sviluppo economico) e Edoardo Bianchi (vicepresidente Ance).

La sfida, che deve essere accompagnata con forza da governo e regioni, è di tornare a creare lavoro attraverso migliaia di cantieri di messa in sicurezza del territorio e riqualificazione del patrimonio edilizio in tutta Italia, con obiettivi energetici e di sicurezza statica e sismica. “Le innovazioni – si legge in una nota degli autori – negli edifici e nei cantieri, nei materiali e nelle tecnologie raccontate nel Rapporto Oise, dimostrano come questa visione del futuro sia già a portata di mano”. L’impegno comune di Feneal, Filca, Fillea e Legambiente è di lavorare “perché questa prospettiva prenda piede e permetta di invertire la curva dell’occupazione, arrivando a recuperare gli 800 mila posti di lavoro persi nel settore, attraverso la riqualificazione e manutenzione dell’enorme patrimonio edilizio italiano”.

Occorre poi definire, proseguono le categorie degli edili, norme “più stringenti per garantire che il lavoro prodotto attraverso le politiche di incentivazione sia lavoro qualificato e regolare, cosa che non sempre è stata finora garantita”. Per sindacati e Legambiente, dunque, ci sono tutte “le condizioni per uscire dalla crisi del settore edilizio, mettendo al centro delle politiche le città e la rigenerazione energetica e statica del patrimonio esistente. Lo dimostrano gli investimenti e le innovazioni nel settore raccontati in questo rapporto”. In conclusione Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil e Legambiente ritengono che “per tornare a creare lavoro ora serve che il governo Renzi scelga sul serio questa prospettiva, dando certezze agli investimenti, concentrando qui le risorse europee, garantendo controlli sulle certificazioni energetiche degli edifici per tutelare le famiglie”.

I contenuti del Rapporto

Il dossier di Feneal, Filca, Fillea e Legambiente sottolinea come, dopo una pesante crisi durata otto anni, questo sia il momento buono per accompagnare il settore delle costruzioni verso un nuovo ciclo industriale incentrato sulla rigenerazione urbana, cogliendo i tanti segnali positivi già esistenti, e per tornare a creare lavoro. La terapia della rigenerazione può funzionare in Italia proprio perché sono notevoli i cambiamenti già avvenuti: in questi anni difficili il settore non si è infatti solo ridimensionato ma ha anche spostato il proprio baricentro verso il recupero, che oggi rappresenta circa il 70 per cento del mercato complessivo.

Sono le politiche europee, oggi, ad aiutarci a individuare la rotta per i prossimi anni. Una strada, peraltro, tracciata chiaramente dall’accordo sulla riduzione delle emissioni di Co2 uscito dalla Cop21, che porterà l’Unione Europea a rivedere obiettivi e strumenti per accelerare la transizione. A motivare il cambio radicale delle priorità è l’idea che l’edilizia rappresenti davvero oggi un settore strategico per l’economia e lo sviluppo e che il suo profilo debba essere ridefinito per migliorare non solo qualità e prestazioni degli edifici, ma anche per scongiurare i rischi crescenti per le persone e il territorio legati ai cambiamenti climatici. È inoltre sempre più evidente come intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici sia una scelta che produce vantaggi locali, in termini di minore inquinamento, e per l’economia attraverso la riduzione della spesa energetica delle famiglie che mediamente tra elettricità e riscaldamento si aggira in Italia tra i 1.500 e i 2.000 euro all’anno.

La vera grande questione è la confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di guidare questa transizione; il problema fondamentale non è quello delle risorse economiche, perché le opportunità di investimento risultano significative. È paradossale, ma di efficienza energetica si occupano, in teoria, il ministero delle Infrastrutture, quello dello Sviluppo economico, quello dell’Ambiente, oltre all’Enea a cui sono stati affidati sempre più importanti compiti. Nella realtà non c’è alcuna regia che permetta di comprendere come il nostro paese si muoverà nei prossimi anni per superare tutte le barriere burocratiche e normative.

Superare gli ostacoli alla riqualificazione del patrimonio edilizio, spingere la riqualificazione dei condomini, promuovere un progetto industriale per il settore delle costruzioni sono i tre punti chiave messi in evidenza nel rapporto Oise per cambiare il futuro delle costruzioni. In particolare, occorre semplificare gli interventi, dare certezze agli investimenti e rendere strutturali le detrazioni fiscali legandole alla classe energetica degli edifici, premiare il miglioramento delle prestazioni, introdurre controlli e sanzioni per garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici.

È nell’interesse delle famiglie che ogni edificio si doti di un libretto unico del fabbricato antisismico, energetico, del rumore. Per un uso efficace delle risorse europee per l’efficienza energetica previste nella programmazione 2014-2020, va reso subito operativo il fondo per l’efficienza energetica introdotto con il decreto legislativo 102/2014. Bisogna inoltre escludere dal Patto di stabilità gli interventi sul patrimonio pubblico certificati e verificati di riduzione dei consumi energetici degli edifici.

Al secondo punto, la riqualificazione dei condomini, grande assente finora degli interventi edilizi in Italia nonostante oltre 20 milioni di persone vivano in edifici condominiali. Per promuoverne la riqualificazione occorre semplificare gli interventi e introdurre specifici incentivi, perché la complessità dei lavori e le difficoltà di accesso alle detrazioni fiscali sono le ragioni fondamentali di questo stallo. È sottolineata infine, al terzo punto, la necessità di un vero e proprio progetto industriale per il settore, per aprire i cantieri della rigenerazione edilizia attraverso soluzioni standardizzate e replicabili di retrofit che permettano di ridurre tempi e costi a fronte di prestazioni garantite in termini energetici e di sicurezza antisismica. Una sfida che incrocia la ricerca sui materiali e le tecniche di intervento con l’organizzazione delle imprese e la formazione dei lavoratori.