Il 25 aprile 2015 saranno passati due anni da quando si è verificata la terribile tragedia del Rana Plaza in Bangladesh dove, a causa del crollo di un edificio privo delle necessarie condizioni di sicurezza, morirono 1.129 fra donne, uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini. Lo ricordano, in una nota, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.

"Quella strage - ricordano i sindacati - scosse profondamente l’opinione pubblica mondiale e riaprì prepotentemente il dibattito non solo sulle condizioni del lavoro in paesi come il Bangladesh e sulla condizione di schiavitù in cui vive ancora oggi una parte del pianeta, ma anche sulla condotta etica di grandi gruppi che hanno taciuto a lungo e persino prosperato sulla schiavitù e sulla umiliazione delle persone".

Nello stabilimento crollato, proseguono, "veniva confezionato vestiario per molte società internazionali tra cui la Benetton. La tragedia, con il suo forte impatto emozionale, ha reso più pressante la richiesta di modificare i meccanismi del sistema produttivo delocalizzato in Paesi in cui costo del lavoro è irrisorio. Il Sindacato Internazionale si è fatto carico in particolare di una iniziativa per ottenere interventi a favore delle vittime, dei feriti e mutilati e delle loro famiglie e per la definizione di un accordo mondiale sulla sicurezza statica e contro gli incidi degli edifici industriali".

Il sindacato italiano "che aveva già stipulato con la Benetton un codice di condotta è intervenuto subito nei confronti dell’azienda innanzitutto per verificare le responsabilità, per rafforzare le azioni contro il ripetersi di tali incidenti e per far aderire la Benetton alle iniziative promosse dal sindacato internazionale. Riteniamo che il risarcimento, che in questi giorni Benetton ha versato, sia un atto moralmente dovuto nei confronti dei familiari delle vittime. Pertanto il risarcimento non può essere argomento di contrattazione, perché non può essere la monetizzazione di una colpa la dimostrazione del grado di sensibilità di un impresa. Il confronto attuato in questi due anni ha portato quindi a risultati importanti".

"E’ necessario - ora - continuare tale percorso per verificare che le produzioni del gruppo, ma in generale per tutte queste società, vengano fatte nella massima sicurezza, nel rispetto dei diritti e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori applicando pienamente l’insieme delle regole del codice di condotta che l’azienda ha sottoscritto con gli accordi aziendali. L’impegno di tutti per realizzare un modo di produrre rispettoso dei diritti fondamentali delle persone è il modo migliore per dimostrare come da tragedie immani che hanno causato dolore e morte si possa preparare un futuro più dignitoso per chi intende vivere degnamente del proprio lavoro", concludono i sindacati.