“Condividiamo pienamente l'allarme di oggi di Cantone. Anzi, nelle dieci domande che pochi giorni fa abbiamo inviato unitariamente come sindacati edili al governo sul decreto, chiedevamo conto proprio delle lacune che oggi Cantone denuncia. E quindi speriamo che, dopo le nostre denunce e anche quelle di Cantone, il governo modifichi il decreto nella fase di conversione, per evitare che, invece di fare presto e bene, si vada incontro a rischi di infiltrazioni mafiose, ricorsi e quindi rallentamenti nella realizzazione dell'opera”. Così Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, commenta, in un'intervista a Labitalia, l'intervento di oggi del presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, che, parlando del decreto per la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova, ha sottolineato che “la deroga a tutte le norme extrapenali comporta anche la deroga al Codice antimafia e alla relativa disciplina sulle interdittive”.

Un allarme sui rischi derivanti dal contenuto del decreto, rimarca il leader degli edili della Cgil, che il sindacato aveva già lanciato nei giorni scorsi “sul Codice degli appalti e sulla normativa antimafia, ma anche sui subappalti, sull'applicazione del contratto edile, e pure altri temi, come i flussi finanziari, che riguardano meno da vicino il sindacato; per non parlare dei rischi per ricorsi e contenziosi”. E anche sui poteri “senza precedenti” assegnati al commissario, come sottolineato oggi da Cantone, Genovesi si trova d'accordo con il presidente dell'Anac. “Anche in passato – ricorda – in situazioni eccezionali come Expo si era data la possibilità al commissario di derogare, ma all'interno di un quadro di regole. Qui, invece, si dà carta bianca…”.

Tutto ciò, sottolinea Genovesi, potrebbe trasformarsi in un boomerang per la struttura commissariale e per la ricostruzione. “Con questo decreto e questi poteri straordinari – spiega – si espone la struttura commissariale, appunto, a rischi notevolissimi di ricorsi e contenziosi, e quindi di raggiungere effetti contrari a quelli del legislatore, e cioè fare presto e bene la ricostruzione. E quindi chiediamo – conclude – che il decreto venga modificato anche sotto questo aspetto”.