Ancora tante incertezze e promesse, ancora un nulla di fatto. Perché il problema resta sempre la mancanza di risorse. L'ultimo incontro al Mise del 4 agosto non ha dato ai lavoratori quelle sicurezze che si attendevano, lasciando molti dubbi. Ma ha confermato che Aferpi intende andare avanti nel suo progetto, pur ammettendo che i ritardi ci sono. A Roma, sotto il vecchio palazzo di via Molise, sede del ministero dello Sviluppo economico, a manifestare per la propria fabbrica e il proprio lavoro, c'erano anche gli operai. Nella giornata dello sciopero di 24 ore del gruppo Aferpi e dell'incontro tra vertici aziendali, governo e sindacati, anche gli operai hanno deciso di esserci. Cinque pullman, più di 200 persone, tutte e tre le sigle sindacali (Fim, Fiom e Uilm). Sono giorni decisivi per il futuro del polo siderurgico, perché i problemi sono tanti e il tempo sempre meno.

A preoccupare, oltre i continui slittamenti temporali e promesse disattese, sono gli imponenti fabbisogni finanziari a lungo termine (investimenti) e a breve termine (circolante) da coprire con il supporto indispensabile del sistema finanziario. Che a oggi non si è realmente dimostrato interessato al progetto del gruppo algerino Cevital. Questo, insieme al mancato assorbimento da parte di Aferpi del personale di Piombino in capo all’amministrazione straordinaria entro il 6 novembre 2016, per 721 unità, rischia davvero di far saltare il banco. Su quest’ultimo punto i sindacati, e con loro l’amministrazione comunale, hanno insistito perché si vada in solidarietà e non ci sia un passaggio da una cassa integrazione (in Lucchini) a un’altra (in Aferpi).

Se ne riparlerà in un incontro dedicato a settembre, pur con tempi sempre più stretti e con le famiglie che non ce la fanno più. Durante l'incontro di tre ore, l'azienda ha ribadito la propria intenzione di andare avanti, pur con un cronoprogramma che slitta a causa dei ritardi. E dall’azienda è stata riconfermata la volontà di mettere altri soldi per poi presentare un quadro credibile alle banche e ottenere i finanziamenti. Qualcosa arriverà dallo Stato con il sistema dei “certificati bianchi”, circa 92 milioni di euro. Noti anche come “Titoli di efficienza energetica”, sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica.

Il progetto di Aferpi, con cokeria e vecchio altoforno chiuso, dovrebbe consentire di avere il finanziamento. Qualcosa arriverà anche dalla Regione, circa 30 milioni, derivanti da fondi europei, legati all’impatto ambientale. Poi c’è il costo dell’energia. Su questo il governo è stato chiaro: Piombino avrà le stesse condizioni delle aziende del Nord. Rebrab finora ha tirato fuori 92 milioni e si è impegnato a mettere altri soldi, così da costruire un pacchetto che consenta, grazie al lavoro di Equita nel ruolo di advisor, di avere i finanziamenti mancanti dal sistema bancario. Certo è che, al momento, quello del magnate algerino è solo un impegno. E proprio il fatto che ci sia solo una promessa ha acceso gli animi fuori dal ministero, con la rabbia che si è scagliata anche contro i sindacalisti presenti. Molti operai, senza aver ricevuto le rassicurazioni che attendevano, ma solo dubbi e promesse, hanno chiesto gesti concreti. Ma per la mobilitazione si rimanda tutto all'assemblea del 3 settembre, anche in base all'incontro che in quei giorni si terrà con il ministero del Lavoro sulle misure di solidarietà. Sindacati che, pur cauti, hanno manifestato apertamente i dubbi e le preoccupazioni per un progetto che sembra non partire mai.

“Dall'azienda – ha detto Mauro Faticanti, della Fiom, insieme a Fim e Uilm – emerge una narrazione felice di un eterno presente che non affronta il nodo vero, la natura finanziaria dell'operazione. Come Fiom, che continua a credere nel progetto di far tornare a fondere acciaio a Piombino, abbiamo chiesto chiarezza rispetto allo stato dei finanziamenti sia sul circolante sia sul progetto complessivo della acciaieria, senza avere risposte chiare. Vengono confermate le assunzioni di tutti i lavoratori entro il 6 novembre. Ma rimane aperta tutta la questione del rapporto fra slittamento del cronoprogramma e esaurimento degli ammortizzatori sociali che scadono a giugno del 2019. Abbiamo chiesto all'azienda chiarezza rispetto a eventuali nuovi cronoprogrammi e garanzie perché nessuno sia lasciato senza una soluzione. Da questo punto di vista il governo, assumendo le nostre preoccupazioni, ha proposto una nuova riunione con il ministero del Lavoro entro la prima settimana di settembre”.  

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