Quella che sembrava una corsa in solitaria della JSW Steel nell'acquisto della Lucchini si sta ormai delineando come un testa a testa: dal non avere neanche uno straccio d'offerta, ora le acciaierie piombinesi se ne ritrovano ben due. L'algerina Cevital, di proprietà di Issad Rebrab, azienda da più di 10.000 impiegati, ha consegnato in tempi record nelle mani del commissario Piero Nardi l'offerta vincolante, entrando così in corsa per l'acquisizione degli stabilimenti. Adesso spetta al commissario, con l'assistenza dei legali e del management aziendale, avviare l'analisi dell'offerta e consegnarla entro 60 giorni al vaglio della Commissione di Vigilanza degli stabilimenti.

Secondo quel poco che è trapelato, pare che Cevital abbia assicurato di voler rilanciare l'attività siderurgica a Piombino, garantendo il riassorbimento di tutti i lavoratori: per un periodo saranno utilizzati gli ammortizzatori sociali, ma nell’arco di due anni saranno realizzati gli impianti, due forni elettrici, per arrivare a produrre due milioni di tonnellate annue di acciaio. Saranno reintegrati tutti i lavoratori diretti Lucchini, quelli di Lucchini servizi e di Gsi (azienda fuori dal bando ma per la quale Cevital ha presentato un'altra offerta). Si ipotizzano poi, per gli altri lavoratori, altri posti di lavoro previsti da un ulteriore progetto di Cevital, legato al settore agroalimentare (produzione di zucchero) e logistico marittimo, dove la multinazionale avrebbe intenzione di concentrare i relativi traffici con l’Algeria.

Il gruppo algerino avrebbe anche preannunciato di voler incontrare i vertici di Enel, dando una disponibilità per un accordo nell’immediato per quanto riguarda il problema energetico. I forni elettrici sono particolarmente energivori ma non è escluso che gli algerini abbiano in mente l’uso del proprio preridotto e del proprio gas metano, escludendo la discussa ipotesi di una centrale a carbone. Parole incoraggianti, che però non possono non riportare alla memoria le false promesse del sedicente imprenditore di origini giordane Khaled al Habahbeh, poi svanito nel nulla.

Proprio per questo voci che invitano alla cautela si sono alzate da più parti, tra i primi i sindacati che tanto avevano puntato sulla prospettiva SMC; ma l'azienda algerina ha fornito maggiori rassicurazioni, sia sul piano industriale, ben più concreto, che su quello finanziario, fidejussioni comprese. Questa l'offerta sulla carta, che dovrà fare i conti con un'attenta e severa analisi da parte di Nardi e della Commissione di Vigilanza e soprattutto con la concorrenza dell'indiana JSW. Fino a poco tempo fa rimasta l'unica in gara per rilevare la Lucchini, l'azienda asiatica ha presentato però due offerte che, a detta della Commissione di Vigilanza, non erano sufficienti e definite “simboliche” dallo stesso Jindal. Queste ammontavano a poco più di 70 milioni, cifra ritenuta dai sindacati inadeguata per coprire i contratti di solidarietà e le spese fino al ritorno della piena attività produttiva, e prevedevano inoltre prospettive occupazionali deludenti: interessata solo ai laminatoi e ad alcune aree marittime, JSW garantirebbero solo 700-800 posti di lavoro, a fronte degli attuali 4000 tra diretti e indotti. In più, al momento, l'impegno per la costruzione di un forno elettrico e il ritorno della produzione di acciaio a Piombino è solo verbale.

Così ora JSW si ritrova a dover rilanciare sull'offerta Cevital, che per il momento e solo sulla carta sembra essere la più allettante, per quanto nessuno, tra sindacati e istituzioni, si schieri da una parte o dall'altra: quello che conta, a detta di tutti, è la salvaguardia dell'occupazione e il proseguimento dell'attività produttiva. Ma quale sia la più affidabile ancora non è chiaro e il tempo stringe sempre più. Il materiale per mandare avanti i laminatoi è agli sgoccioli e i sindacati premono per chiudere entro il 28 ottobre. Poi hanno annunciato ulteriori mobilitazioni.