"Siamo esterrefatti di fronte all’ennesima provocazione da parte del presidente Sergio Chiamparino che ieri, in un convegno pubblico, ha affermato che negli uffici pubblici ci vogliono le stesse regole della fabbrica. Non si può paragonare la fabbrica all’ente pubblico: la prima produce oggetti, i dipendenti pubblici hanno il contatto quotidiano con le persone, a cui erogano servizi essenziali e costituzionalmente garantiti quali salute, istruzione, sicurezza". Così, in un comunicato unitario, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl Piemonte.

"Innanzitutto vogliamo ricordare a Chiamparino come lui ha voluto definirsi al convegno di ieri 'ex sindacalista', che i colleghi di tutto il pubblico impiego e quindi anche della Regione Piemonte, da otto anni non hanno il rinnovo contrattuale. Inoltre, il presidente dovrebbe sapere che il lavoro privato e quello pubblico sono svolti sulla base di regole diverse. Per anni, il sindacato si è battuto affinché il rapporto di lavoro nella pa non fosse più regolato legislativamente, ma attraverso accordi pattizi tra le parti (come accade nel privato). Eravamo andati avanti su questo percorso, poi, improvvisamente, la politica, non noi, ha deciso di tornare indietro, disciplinando nuovamente il settore. Forse qualcuno ai piani alti temeva di perdere potere e, quindi, fette di consenso?", prosegue la nota sindacale.

"Chiamparino parla d'incentivi. Non ci siamo mai sottratti al confronto, per far sì che il merito e l’impegno fossero adeguatamente riconosciuti, ma, a proposito di regole diverse, perché nel privato questi emolumenti sono soggetti a benefici fiscali e nel pubblico no? Come si vede, presidente, è diverso operare in una fabbrica o in un ufficio. Arrivando all’ente che Chiamparino governa, gli ricordiamo che, da circa un anno e mezzo, c’è stata una forte riorganizzazione, che ha ottenuto molti risparmi, grazie anche al contributo che gli stessi dipendenti hanno dato", aggiungono le organizzazioni della Funzione pubblica.

"Inoltre, lo stesso ente ha assorbito in questo stesso periodo circa 700 lavoratori, provenienti dagli enti Provincia e Città metropolitana di Torino, che ancora oggi, di sicuro non per negligenza o insipienza dei dipendenti, non sono in grado di aver riconosciuta la produttività o le indennità individuali. Dunque, certamente, lui ha ragione su un punto: che forse è la politica che dovrebbe adeguarsi al cambiamento. Il sindacato si è impegnato, con l’accordo del 30 novembre 2016, per l’avvio della trattativa sul rinnovo dei contratti pubblici, a migliorare l’efficienza della prestazione lavorativa e quindi l’efficacia dell’azione amministrativa. Starà a noi, ma non solo a noi, trovare un’intesa che permetta di lavorare meglio e di soddisfare le esigenze dei cittadini e degli utenti. Ci proveremo", concludono le tre sigle.