Il Piemonte sta vivendo una crisi senza fine. Recentemente il governatore Sergio Chiamparino ha deciso di rassegnare le dimissioni da presidente della Conferenza delle regioni. Una scelta polemica, legata al forte disavanzo economico che grava sulle casse regionali, ma anche alla contemporanea conferma che il governo continuerà a tagliare, sopratutto sulla sanità. “Una regione con un buco da 5,8 miliardi di euro non può certo guidare le altre, sopratutto nel momento in cui il governo nazionale non ha ancora prodotto quel decreto che doveva salvare le casse delle regioni, e quindi anche quelle del Piemonte”, afferma ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1, Alberto Tomasso, segretario della Cgil regionale.

“Ora – continua Tomasso - bisogna capire esattamente come stanno le cose. Perché Chiamparino ha congelato le sue dimissioni, anche se le ha definite irrevocabili. Si tratta di un gesto polemico nei confronti della Corte dei conti che è stata molto rigida con la valutazione del bilancio della regione Piemonte, oppure, come noi auspichiamo, nei confronti dei tagli, in particolare di quelli alla sanità? Perché quei tagli stanno per peggiorare una situazione già molto grave”.

Il buco nella sanità in Piemonte, in effetti, è una questione che si protrae nel tempo. Il settore è già stato sottoposto a una pesante riorganizzazione in passato, e secondo il sindacalista, “è evidente che gli ulteriori tagli che verranno operati comporteranno una situazione complicata da gestire. Per questo, insieme a Cisl e Uil abbiamo proclamato un'iniziativa di tutti i delegati del settore. Ci incontreremo il 6 novembre. E quello sarà un momento collettivo di verifica della situazione.”

Ma i mali del Piemonte non riguardano solo la sanità. “In primavera – avverte Tomasso -  30mila persone rimarranno senza lavoro perché finiranno gli ammortizzatori sociali. Come è noto, la legge Fornero non ha creato danni solamente sotto il profilo pensionistico, ma ha anche ridotto le protezioni sociali mentre la crisi perdurava. L'unico dato positivo per la nostra regione è l'export. Ma ci sono circa 1400 aziende, che occupano quasi 8mila lavoratori, che lavorano producendo  per il gruppo Wolksvagen. Per questo non sono così ottimista. Mi auguro che la crisi Wolksvagen si risolva positivamente, ma non è detto”.

“Dietro i numeri ci sono sempre delle persone – continua il leader della Cgil regionale –, accanto a chi perderà gli ammortizzatori sociali c'è un 50% dei giovani che esce dalla scuola ed è pronto per il lavoro e che non lo trova. Siamo di fronte a un dato esponenziale, quindi quel briciolo di export che la nostra regione era in grado di far valere rispetto al mercato è valido per i bilanci ma non per l'occupazione. Alcune aziende vanno meglio, anche perché si sono liberate di un po' di lavoratori”.

Infine, tornando sulla vicenda Chiamparino, Tomasso ha concluso: “Noi non siamo disfattisti. Mi auguro che effettivamente la Corte dei conti possa rivedere le sue posizioni e creare delle condizioni per delle forme di organizzazione del bilancio rispetto ai debiti. Detto questo, ho sempre avuto un atteggiamento molto positivo sulla gestione che il presidente e il vice presidente hanno operato nei confronti dei conti, ma qui c'è un problema che va oltre. Si tratta di capire se mentre cerchiamo di farli quadrare, questi conti, creiamo anche dei presupposti di sviluppo della regione. E su questo fronte vedo molte lacune”.