Negativo l'esito dell'incontro presso il ministero del Lavoro con la Pernigotti per la procedura di attivazione della cassa integrazione straordinaria per cessazione. I sindacati, il sindaco di Novi Ligure e l’assessore regionale al lavoro hanno respinto tale posizione e hanno ribadito che l’unico percorso praticabile è quello della cassa interrogazione straordinaria per reindustrializzazione. L’azienda ha annunciato il conferimento a una società specializzata la ricerca di un soggetto imprenditoriale per terziarizzare la produzione. Al termine dell’incontro si è convenuto di prorogare il rinvio della procedura di cassa integrazione all’8 gennaio.

Per Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai Cgil “siamo molto lontani dal trovare una soluzione perché la proprietà turca insiste sulla posizione assurda di non vendere il marchio, senza questo è difficile trovare un player industriale per continuare la produzione con il marchio Pernigotti. Domani si terrà a Novi Ligure una grande manifestazione cittadina indetta dal sindaco e a cui lavoratori e sindacati parteciperanno con il massimo della mobilitazione”.

Confermata il 1° dicembre a Novi Ligure la grande manifestazione pubblica “per dire no alla chiusura, ai licenziamenti e alla rassegnazione” (partenza alle 15.30 dallo stabilimento in viale della Rimembranza, conclusioni in piazza Delle Piane). 

Il clima in città ovviamente è surriscaldato e si attende una grande partecipazione al corteo di sabato che vedrà in prima linea il Comune e i sindacati assieme a esponenti di vari schieramenti politici e a tanti cittadini che si riconoscono in un simbolo di cui andare orgogliosi, che li ha resi famosi nel mondo e adesso sta prendendo la strada dell’Est, Turchia per la precisione. Stando alle ultime notizie, infatti, la famiglia Toksoz ha confermato la chiusura della fabbrica che aveva acquisito nel 2013 dagli Averna, decisione che lascerà senza lavoro centinaia di persone.

Nel frattempo i lavoratori sono in assemblea permanente davanti ai cancelli e giurano di restarci sino a quando non arriveranno risposte, ma il problema è che la proprietà al momento non sembra recedere di un millimetro. “C’è bisogno di un atto di responsabilità, devono cedere marchio e azienda per consentirci di mantenere una produzione eccellente del made in Italy. Altrimenti la Pernigotti diventerà un marchio di bassa qualità, perdendo così tutta l’esperienza e il know how. Un impoverimento per il nostro territorio e per l’Italia”, spiega il segretario generale della Flai Cgil Alessandria, Marco Malpassi, raggiunto al telefono da Rassegna Sindacale.

In campo c’è ancora l’ipotesi di un intervento della Regione Piemonte che si è offerta di acquistare il marchio tramite una società partecipata per poi rimetterlo sul mercato e quindi legarlo al territorio. Ma ovviamente, per fare questo, la proprietà turca deve essere d’accordo e al momento nulla fa pensare che si possa andare in questa direzione. “Ci è giunta tanta solidarietà, sappiamo già che in piazza con noi ci saranno i lavoratori di tutto il territorio per ricordare che questa azienda può ripartire”, aggiunge il sindacalista.

In effetti, sottolinea Malpassi, le altre produzioni alimentari d’eccellenza in zona vanno a gonfie vele, dunque non si capisce perché l’unica a dover abbassare la saracinesca è una delle più famose nel mondo. “Dai bilanci sappiamo che i conti sono in rosso, ma questo dipende solo da una gestione scriteriata e approssimativa. Noi siamo convinti – conclude il sindacalista – che ci siano tutte le possibilità per tornare in attivo: è sufficiente mettere in campo gli investimenti giusti e usare tutte le conoscenze e l’esperienza di questi lavoratori che fino a oggi, lo voglio sottolineare, hanno dimostrato una compattezza eccezionale. Stanno tenendo duro perché sono convinti che una soluzione c’è”.