Il riordino degli ammortizzatori sociali (dlgs 4 marzo 2015 n. 22) ha introdotto in via sperimentale per il 2015 la dis-coll, un'indennità di disoccupazione rivolta a collaboratori coordinati e continuativi e a progetto. Sia il testo del decreto che la successiva circolare Inps non contemplano tra i beneficiari i titolari delle altre tipologie contrattuali parasubordinate sottoposte al medesimo regime contributivo e iscritte alla Gestione separata Inps.

Tra le tipologie non ricomprese figurano i precari delle Università e degli Enti di Ricerca: assegnisti di ricerca, dottorandi e borsisti, sottoposti, nel 2015, a un'aliquota previdenziale pari al 30,72%, esattamente uguale a quella di co.co.co e co.pro: una platea di poco meno di 60.000 persone che versano alla gestione separata Inps, mediamente hanno contratti di durata breve e alti tassi di espulsione dall'Università.

Tale esclusione ha sollecitato l’iniziativa della Flc Cgil e dell’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) che hanno promosso congiuntamente la campagna #perchènoino, partita con una petizione per chiedere il riconoscimento della Dis-Coll anche ad assegnisti di ricerca, dottorandi e borsisti che ha raccolto in breve tempo oltre 8.000 adesioni.

La mobilitazione di Flc Cgil e Adi è proseguita con ulteriori iniziative di mobilitazioni sfociate in un presidio al ministero del Lavoro per sostenere la richiesta di estensione della Dis-Coll e per contestare le gravi dichiarazioni del ministro Poletti, il quale a seguito di una interrogazione parlamentare, sollecitata proprio dalla petizione su richiamata, aveva risposto negativamente riguardo alla platea dei beneficiari e sostenuto che quello delle figure in questione non può essere considerato "vero lavoro", dimostrando così di conoscere poco le fattispecie su cui è intervenuto e sulle quali non ha articolato alcuna distinzione.

Al fine di esperire la possibilità di una estensione per via interpretativa della misura, la Cgil ha promosso istanza d’interpello al ministero del Lavoro per sostenere le ragioni del riconoscimento  del diritto all'indennità di disoccupazione Dis-Coll e dei relativi benefici anche in favore di assegnisti di ricerca, dottorandi e borsisti. L’istanza di interpello, avanzata a Luglio, non ha ancora ottenuto risposta.

In questo quadro la Cgil, la Flc e l’Inca in collaborazione con l’Adi promuovono una ulteriore iniziativa per sollevare l’attenzione sul tema, sollecitare un intervento di modifica e, ove questo non avvenisse, perseguire la via giudiziaria. Si tratta di invitare dottorande/i e assegniste/i di ricerca cui sia scaduto il contratto ad avanzare presso l’Inps domanda per ottenere la Dis -Coll e a cui far seguire, a fronte del presumibile rigetto da parte dell’Inps, un ricorso amministrativo da parte degli interessati. Esaurita la fase amministrativa sarà quindi possibile attivare qualche ricorso giudiziario pilota.

Tale iniziativa, che si configura come iniziativa di pressione sull’Inps e sul ministero affinché venga posto rimedio alla discriminazione prodotta dalla norma, sarà promossa attraverso adeguati materiali di comunicazioni nell’ambito della campagna #perchènoino e resa operativa con iniziative ad hoc da realizzare nei principali Atenei ed Enti di Ricerca. In tali iniziative sarà determinante la presenza del patronato Inca, grazie alla quale produrre in loco le domande.