L’Italia della disinformazione, costruita per colpire chi dissente, ha imperversato per tutta l’estate con metodi squadristi. In queste brevi note eviteremo di addentrarci nella campagna di delegittimazione del presidente della Camera e, talvolta, dello stesso Capo dello Stato. Vorremmo però segnalare ai lettori un esempio più vicino alle nostre tematiche.

Nell’ultimo numero ancora in edicola, "Panorama", settimanale della Mondadori di proprietà del fratello del presidente del Consiglio, prende di mira tre lavoratori della Fiat di Melfi, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, licenziati nel luglio scorso dopo un corteo interno, durante uno sciopero, e reintegrati sul posto di lavoro dal giudice del lavoro Emilio Minio.

L’inviato del giornale sostiene di avere ascoltato le testimonianze, rigorosamente anonime, di alcuni lavoratori che hanno raccontato di avere assistito al blocco, di fatto, della catena produttiva, denunciando una sorta di "boicottaggio" del lavoro degli altri dipendenti dello stabilimento. Non solo, "Panorama" descrive un clima di intimidazione nei confronti di coloro che "conoscono la verità", i quali affermano di rischiare la propria incolumità nel caso raccontassero al giudice i fatti.

La realtà è ben diversa: l’inchiesta giudiziaria si è conclusa con il reintegro dei tre lavoratori, non sono state accertati reati, ma soltanto l’esercizio del diritto di sciopero e di manifestazione del pensiero, i "testimoni" sono anonimi e la stessa azienda non ha saputo portare in giudizio le prove del presunto boicottaggio. Un servizio giornalistico a tesi, dunque, violento, cattivo e, questo sì, intimidatorio. Un attacco costruito a tavolino da chi vorrebbe cancellare i diritti dei lavoratori. E’ quindi del tutto giustificata la dura reazione dei tre delegati, della Fiom nazionale e locale e della Cgil contro questo ennesimo esempio di informazione manipolata e distorta.