“Il governo ha dato tanto alle imprese ora faccia qualcosa per il lavoro. Serve un segnale vero di cambiamento, abbandonando l'idea che la ricattabilità delle condizioni di lavoro sia l'unico modo per creare occupazione”. Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, torna sull'incontro di ieri al ministero del Lavoro, convocato sul decreto di modifica delle tipologie contrattuali, che sarà approvato domani dal Consiglio dei ministri, così come in via definitiva quello sul contratto a tutele crescenti e sula Naspi.

“Si possono ridurre sensibilmente le tipologie di lavoro – osserva la dirigente sindacale, che elenca le proposte della Cgil –: un tempo indeterminato per il quale dopo tre anni sia garantito che, in caso di licenziamento illegittimo verificato dal giudice, si possa disporre il reintegro mettendo il lavoratore nelle condizioni di poter scegliere tra questo e il risarcimento; un contratto a termine con la causale che attesti la ragione per la quale l'impresa ti assume a termine e non a tempo indeterminato; un apprendistato realmente formativo e che abbia la finalità di professionalizzare il lavoratore; la somministrazione per esigenze temporanee o comunque che non consentano all'impresa una dipendenza diretta ma con maggiori protezioni sociali; una forma di lavoro autonomo e professionale che abbia gli stessi diritti del lavoro subordinato, ovvero maternità/paternità, riposo, malattia e infortunio, equo compenso e formazione, ma che sia realmente autonomo e non fintamente utilizzato dalle imprese”.

Secondo il segretario confederale della Cgil “vorremmo tutti sostenere un governo che finalmente faccia qualcosa per ricostruire diritti per i lavoratori, guardando al futuro oltre che alla condizione materiale del presente. Il governo abbia il coraggio domani di cambiare il decreto sulle tutele crescenti: tolga le norme sugli appalti e sui licenziamenti collettivi; restituisca al lavoratore dopo tre anni la possibilità, in caso di licenziamento illegittimo verificato dal giudice, di poter scegliere tra il reintegro e il risarcimento aumentando le attuali previsioni; cancelli tutte le forme elusive del lavoro subordinato se si vuole veramente rendere il contratto a tempo indeterminato il rapporto di lavoro prevalente”.

Quanto all'incontro di ieri, Sorrentino afferma: “Ieri ci è stato spiegato che si allargherà il lavoro accessorio, verrà penalizzata la parte formativa dell'apprendistato, verrà introdotto un part-time debole che assorba l'intermittente, che la somministrazione rimane così com'è ed anche il lavoro a chiamata. Sicuramente è un bene abolire le associazioni in partecipazione, per le quali abbiamo in piedi centinaia di vertenze ed abbiamo fatto accordi in questi anni per stabilizzare quei lavoratori soprattutto di grandi marchi, quanto al job sharing, l'effetto della soppressione non avrà neanche rilievo statistico visto che non viene praticamente utilizzato”.

Inoltre, continua, “sulle collaborazioni il tema è più controverso: ci è stato spiegato che quelle in essere non vengono interrotte, per il futuro il ministro Poletti ha detto testualmente 'vogliamo fermare le collaborazioni a progetto' ma nulla si è detto delle collaborazioni coordinate e continuative nel pubblico impiego che sono la maggioranza”. Allo stesso tempo però “il ministro ha aggiunto anche che il governo, superando le collaborazioni, sta studiando una forma di lavoro autonomo che possa sostituirle”. Infine, quanto al Consiglio di ministri in agenda domani, “vedremo il testo che sarà presentato ma se l'intento è quello di ridurre la precarietà ci vuole più coraggio, se da domani ci sarà qualche forma contrattuale in meno sarà frutto delle lotte dei lavoratori e dei precari che in questi anni hanno reso la politica consapevole dell'urgenza di intervenire, ma c'è molto da fare sul terreno del riconoscimento dei diritti. Se si cambia solo nome a quello che c'è, la svolta annunciata ci sembra lontana”.

A tal proposito, precisa Sorrentino, “non è chiaro il perché venga annunciato che nel decreto sulla precarietà sarà introdotta la norma sul demansionamento: ci pare una forzatura anomala, la contrattazione già permette il demansionamento difensivo, per evitare il licenziamento, o la rotazione delle mansioni per favorire le riorganizzazioni. Una norma che dica all'impresa che può fare quello che vuole senza accordo sindacale cosa c'entra con la lotta alla precarietà?”, si chiede la dirigente sindacale. Infine, conclude Sorrentino, “esprimiamo preoccupazione per i rilievi della ragioneria sulle coperture per la Naspi, che a noi già sembra scarsamente universalizzante. Auspichiamo che il governo generalizzi il contratto di ricollocazione e finanzi adeguatamente l'indennità di disoccupazione involontaria”.