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“Quando si parla di diritti non si fa distinzione fra lavoratori. Per questo, con la nuova Carta universale dei diritti che abbiamo elaborato vogliamo parlare a tutti, addetti a tempo indeterminato e precari, dipendenti pubblici e privati”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, stamattina in diretta a Radio anch’io, la rubrica quotidiana del Gr1. “Il sindacato ha perso credibilità? Contesto tale affermazione in linea di principio. Certo, la disarticolazione del mercato del lavoro ha indebolito sicuramente il sindacato, così come siamo stati in ritardo sul precariato, ed è una delle ragioni per cui abbiamo costruito la Carta universale dei diritti", ha detto la leader Cgil.
"Sia nel modello contrattuale unitario, messo a punto con Cisl e Uil, che sulla Carta, chiediamo l’esigibilità erga omnes. Sui dipendenti pubblici, ci battiamo per il loro rinnovo fermo da sette anni, ma per noi non c‘è contrapposizione tra lavoro pubblico e privato. Per superare le polemiche, privatizziamo il rapporto di lavoro dei pubblici con regole universali per tutti. Lo abbiamo chiesto a tutti i governi, senza ottenere risposta", ha aggiunto la dirigente sindacale. "Ultimamente, in alcune aziende, cresce il cosiddetto welfare aziendale. Il problema è il welfare pubblico, dove si stanno introducendo delle profonde disuguaglianze. Ma contrapporre la sanità integrativa al rinnovo dei contratti, come ci ha proposto qualche imprenditore, è una follia. I fondi di previdenza complementare, poi, ci sono già: ad ogni modo, tutto questo non c’entra niente con gli aumenti contrattuali", ha proseguito Camusso.
"Non siamo ottocenteschi, come dice qualcuno, noi guardiamo la realtà: la stragrande maggioranza dei lavoratori stanno in aziende al di sotto dei 10 dipendenti e hanno gli stessi diritti dei lavoratori delle grandi imprese. Non vogliamo contribuire a creare un sistema profondamente diseguale, come si vorrebbe fare, fra lavoratori della grande impresa, che hanno tutto, e lavoratori delle piccole aziende, che hanno poco o nulla", ha rilevato la sindacalista.
“Vogliamo reintrodurre la reintegra anche per i lavoratori delle aziende al di sotto dei 15 dipendenti, sulla base del principio di legittimità: se i comportamenti sono illegittimi, vanno comunque sanzionati in ogni modo”, ha affermato ancora l'esponente Cgil. "No alle gabbie salariali. E non ha senso diminuire la quota di salario contrattuale nazionale a vantaggio del secondo livello. Abbiamo bisogno di crescere, in particolare nel Mezzogiorno, e tutti hanno diritto alla stessa retribuzione, sia che si lavori a Milano o ad Avellino. C’è bisogno piuttosto di spostare un po’ di ricchezza verso tutto il mondo del lavoro", ha concluso Camusso.