“La Confederazione europea dei sindacati (Ces), il sindacato britannico Tuc, i sindacati italiani Cgil, Cisl e Uil, condannano le implicazioni sociali della proposta per un’Europa a due velocità, come ipotizzato da Paolo Gentiloni e Philip Hammond, ministri degli Esteri di Italia e Regno Unito, in una lettera congiunta pubblicata su Repubblica e sul Telegraph  martedì 15 dicembre”. E’ quanto affermano in una nota i sindacati.

“I sindacati - prosegue la nota - temono che prevedere  differenti velocità di integrazione nel campo sociale e dell'occupazione comporta il rischio di lasciare indietro i lavoratori inglesi. Il timore è fondato anche alla luce del programma di lavoro della Commissione europea per il 2016 che confina il concetto di ‘pilastro sociale’, peraltro non ancora definito, alla sola Unione economica e monetaria ed al suo completamento”.

“I sindacati - aggiunge la nota - sottolineano la necessità di dotare la EMU di mezzi necessari per far fronte agli shock economici e alle sue debolezze strutturali nonché assicurare che gli sviluppi sociali non debbano essere confinati alla sola Unione economica e monetaria. I lavoratori inglesi non possono e non devono essere trattati come cittadini di serie B. A tutti i lavoratori devono essere garantite le stesse possibilità di migliorare le condizioni di lavoro e di vita, qualunque sia il luogo in cui essi vivano nella UE, e di essere coinvolti nella definizione del ‘pilastro sociale’ della UE” .

“I sindacati chiedono ai governi riuniti oggi e domani a Bruxelles per il Consiglio europeo - concludono Ces, Tuc, Cgil, Cisl e Uil - di respingere l'idea che la UE sia ridotta ad un’area di libero mercato per alcuni, di più ampia integrazione per altri, e di piccola o assente dimensione sociale per tutti. Non ci può essere un mercato unico senza un’Europa sociale. Il fallimento nel riconoscere tutto ciò comporta il rischio di alienare ulteriormente gli elettori inglesi e di altri Paesi”.