Sui controlli a distanza il Nidil Cgil indica una strada: l'intesa raggiunta il 23 luglio scorso sui lavoratori Manpower in Expo. "Governo e forze politiche si baloccano con incredibile leggerezza su un tema straordinariamente delicato quale il cambiamento arrecato nel mondo del lavoro dagli strumenti informatici di nuova generazione, con il rischio di aumentare ulteriormente la possibilità di pesanti lesioni alla privacy dei singoli" spiega il segretario generale NIdil Cgil Claudio Treves: "Sarebbe invece necessario intervenire in tutt'altra direzione, lungo la strada indicata dall'accordo che abbiamo siglato ad Expo per i lavoratori di Manpower".

I lavoratori di Manpower in Expo hanno conseguito un importante passo avanti con l'intesa del 23 luglio scorso (siglata da NIdil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp). "L'accordo - spiega Treves - prevede che l'applicazione informatica adottata unilateralmente dall'azienda presso i padiglioni e in grado di 'spiare' tutti i movimenti degli addetti sia dentro sia fuori il sito tramite la tecnologia Gps, venga limitata esclusivamente al registro degli ingressi, delle uscite e delle pause". Si tratta, sostiene il segretario generale, di un "indubbio risultato in presenza di intenzioni di tutt'altro genere di governo, parte delle forze politiche e vasti settori dell'imprenditoria".

Ma c'è molto di più nell'intesa raggiunta a luglio. "Durante il negoziato - continua Treves - si è appurato che le informazioni acquisibili tramite la tecnologia adottata non sarebbero rimaste nella disponibilità di Manpower e pertanto sterilizzate in forza dell'intesa raggiunta: poiché la tecnologia in questione è stata 'acquistata sul mercato' da un soggetto terzo, quelle informazioni sarebbero comunque rimaste nella disponibilità di quest'ultimo, che nulla aveva a che fare con la relazione di lavoro intercorrente tra Manpower e i propri dipendenti".

"È evidente - sottolinea il dirigente sindacale - il rischio di possessi assolutamente impropri e mai autorizzati di informazioni da parte di soggetti che non rientrano negli spazi oggi previsti per l'azione di salvaguardia dei singoli che si trovino in una relazione lavorativa. Di qui la scelta, prevista dall'intesa, di rivolgersi al Garante per la privacy, segnalando il caso per la sua valenza drammaticamente innovativa affinché si assumano le conseguenti deliberazioni in merito". Treves così conclude: "Se di cose come queste si occupassero la politica e il legislatore, anziché immaginare strumenti di maggiore controllo disciplinare a danno dei lavoratori, potremmo dire di essere un paese civile. Purtroppo non è così".