Basse retribuzioni (tra le peggiori d’Europa), compiti sempre più amministrativi e burocratici, sistema di valutazione privo di tutele contrattuali. È forte il disagio dei dirigenti scolastici, che giovedì 25 maggio daranno vita a una giornata di mobilitazione nazionale, con assemblee regionali in tutta Italia indette da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal.

Molte sono le questioni all’ordine del giorno, a cominciare dalla richiesta di “aprire immediatamente il confronto sul rinnovo del contratto dell’Area della dirigenza dell’istruzione e della ricerca, per ricondurre alla regolazione contrattuale le materie sottratte attraverso interventi legislativi (valutazione, formazione e mobilità) e per superare la differenziazione salariale all’interno della categoria e nel rapporto con il resto della dirigenza pubblica”.

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal propongono di “escludere dalla procedura di valutazione anche la classificazione in fasce dei dirigenti, oltre alla sua ricaduta sulla retribuzione”, nonché di “escludere dalle responsabilità della dirigenza scolastica i compiti impropri ed estranei alla realizzazione del servizio educativo di istruzione e di formazione”. Chiedono, infine, di “superare le problematiche che ostacolano la continuità e l’efficienza della gestione delle scuole autonome”.

I dirigenti scolastici lamentano un notevole aumento delle responsabilità rispetto ai controlli sulla sicurezza e alla gestione di procedure amministrative e contabili sempre più invadenti, oltre al peso di una burocrazia sempre più pressante: problemi con piattaforme on line, scadenze di progetti, di statistiche e di monitoraggi sono ormai all’ordine del giorno. “Le scuole – spiegano i sindacati - hanno gli stessi adempimenti amministrativi cui sono sottoposti i ministeri, ma con uffici e un’articolazione ben diversi per organizzazione, numero di addetti e professionalità”. Ad aggravare la situazione si aggiunge la cronica “carenza di organico dei direttori dei servizi generali e amministrativi, e l’impossibilità a sostituire in caso di assenza anche prolungata gli assistenti amministrativi”.

Il loro obiettivo primario “sarebbe” quello di garantire il successo formativo e il diritto all’istruzione degli alunni, ma il “peso delle altre incombenze finisce per aggravare e mortificare il loro compito fondamentale”. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal rimarcano che i dirigenti scolastici “assumono responsabilità legali nelle controversie di prima istanza, ma non sempre hanno un ufficio legale cui riferirsi. Hanno responsabilità penali riguardo alla sicurezza degli edifici, ma non hanno poteri di spesa e devono fare affidamento sugli enti locali proprietari degli edifici per la soluzione dei problemi”. Devono, inoltre, pagare di persona “le multe che le Asl comminano loro sulla base di presunte inadempienze che sfuggono totalmente dal loro controllo, dalle loro dirette responsabilità e dalle competenze non sempre richieste al profilo di appartenenza”.

In tantissimi casi molti dirigenti scolastici “devono occuparsi di due istituti, la scuola di titolarità e la scuola ‘in reggenza’, ciascuna delle quali ospita un migliaio di alunni spesso distribuiti su numerose sedi, divenendo responsabili in toto anche di questa seconda istituzione scolastica. Questa è la conseguenza diretta del mancato avvio delle procedure per il reclutamento di nuovi dirigenti scolastici”.

Il sistema di valutazione proposto dall’amministrazione “non risponde a quanto previsto nel contratto ed evidenzia molti limiti”. La stessa amministrazione ha riconosciuto “la necessità di un’ulteriore messa a punto dei meccanismi tanto da sospenderne ogni ricaduta sul piano retributivo”. Infine, a fronte delle responsabilità cui la categoria è chiamata a rispondere “si riscontra un’inadeguata retribuzione, ben lontana da quella di altri dirigenti del pubblico impiego che hanno responsabilità e carichi di lavoro decisamente inferiori”.