Secondo le nuove regole introdotte dalla riforma Fornero, le decine di migliaia di stagionali impiegati nel turismo rischiano di rimanere senza indennità di disoccupazione. Fra le profonde contraddizioni della legge 92/2012, particolarmente significativa e grave è quella riconducibile alla fase di passaggio dall’indennità di disoccupazione ai requisiti ridotti alla mini Aspi. Mentre la disoccupazione per requisiti ridotti copriva i periodi di disoccupazione relativi all’anno precedente, e si poteva cioè presentare la domanda (dal 1° gennaio al 30 marzo) anche se il lavoratore al momento della richiesta aveva in corso un rapporto di lavoro, dal 1° gennaio 2013 la mini Aspi verrà erogata alla domanda, che deve essere presentata entro due mesi dalla fine del rapporto di lavoro a condizione che permanga lo stato di disoccupazione.

“Attualmente – spiega Cristian Sesena, segretario nazionale Filcams – le domande di accesso all’indennità con requisiti ridotti si presentano tra il 1 gennaio e il 31 marzo dell’anno successivo all’anno da indennizzare; dal 2013, secondo le novità legislative, invece, la richiesta andrà presentata entro due mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro. Quindi, gli stagionali del turismo che cessano tendenzialmente il lavoro fra settembre e ottobre di quest'anno, permanendo il quadro di riferimento attuale, risulterebbero sprovvisti di qualunque forma di sostegno al reddito, poiché non esisterà più l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e la mini Aspi avrà decorrenza, con tutti i suoi limiti di impostazione e capacità di “copertura”, dal gennaio 2013.

A quella data, infatti, saranno trascorsi più di due mesi dal termine della loro prestazione, e, stando ai vincoli normativi vigenti,  le loro eventuali domande verranno respinte. Bene hanno fatto le confederazioni ad incalzare Inps e ministero del Lavoro su questo grave vulnus. E’ auspicabile che il confronto che si è aperto nei giorni scorsi determini una soluzione condivisa. Resta inteso che la crisi del settore avrebbe bisogno di ben altre risposte in termini di ammortizzatori sociali. Tale ulteriore scopertura rischierebbe, però, di danneggiare in maniera inaccettabile tanti addetti già lontani da tutele reddituali certe e stabili”.