È giunta nella nella fase conclusiva in Veneto la campagna “L’Italia sono anch’io”. Moltissime le firme raccolte a oggi in regione: 7.428 per il progetto di legge di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza e 7.186 per il diritto di voto dei migranti alle elezioni amministrative. La campagna è stata promossa a livello nazionale in settembre, tra le altre organizzazioni, da Cgil, Acli, Arci, Asgi-Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Tavola della Pace, Terra del Fuoco.

In Veneto è stata sostenuta anche da molti Comuni (tra cui Padova, Venezia, Vicenza, Chioggia), dalla Cisl di Padova, Vicenza e Verona, da Pax Christi, Beati costruttori di pace, Assopace, Rete degli Studenti, Unione degli Studenti, oltre che da molte associazioni di migranti. “L’obiettivo della campagna – commenta la Cgil regionale – è stato raggiunto. Abbiamo riportato l’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico sui diritti di cittadinanza e la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alle scelte della comunità di cui fa parte”.

Nel nostro paese vivono attualmente oltre 5 milioni di persone di origine straniera, in Veneto ne vivono 504.677, di cui quasi 116.969 minorenni e 72.310 nati in Italia. I bambini e i ragazzi nati o cresciuti in Italia, solo al compimento del diciottesimo anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico. Questo genera disuguaglianze e ingiustizie, limita la possibilità di una piena integrazione, disattende il dettato costituzionale (articolo 3) che stabilisce l’uguaglianza tra le persone e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento.

“Qui da noi l’impegno continuerà anche dopo la raccolta delle firme – sottolineano in casa Cgil Veneto – per accompagnare i progetti di legge nel loro iter parlamentare e vigilare perché nell’agenda politica i temi dell’integrazione non passino in secondo piano. Ricordiamo l’iniqua tassa sugli stranieri, ai quali lo Stato chiede un vero e proprio balzello per richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno. È una tassa iniqua, perché duplica tributi già dovuti, penalizza i lavoratori e ancor più i precari che devono rinnovare il permesso frequentemente; crea in sostanza nuove discriminazioni ai lavoratori migranti e alle loro famiglie, che già fanno tanta fatica a regolarizzare la loro presenza nel nostro paese”.