Il mese di ottobre si è chiuso registrando in Lombardia 442 esuberi nel settore metalmeccanico. Un anno fa di questi tempi le stime parlavano di 805 risorse messe in mobilità, ovvero quasi il doppio quasi dei licenziamenti tra le tute blu. Dall'inizio dell'anno sono 3.800 i dipendenti che hanno perso il lavoro in Lombardia (tra operai e impiegati), i dati indicano una diminuzione all'incirca di un terzo dei licenziati nel raffronto annuale 2015/2016 (5208 lavoratori 'tagliati').

La scure dei licenziamenti si è abbattuta con maggiore violenza nel distretto di Milano (187 esuberi), Lecco (98), Varese (83), Monza (26) e Bergamo (22). Tranne che nel caso del capoluogo di Regione, in tutti gli altri territori si è verificata una contrazione del ricorso della messa in mobilità, senza che questo si traduca comunque in un ritorno alle produzioni e ai livelli occupazionali precrisi, come dimostrano tra l'altro le vertenze aperte da tanto tempo nel comparto metallurgico.

“Nonostante la riduzione evidente rispetto allo scorso anno – sottolinea Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia – i licenziamenti nelle aziende di media e grande dimensione si stanno avvicinando alle 4.000 unità. Si tratta di un numero altissimo – aggiunge - considerando che negli anni precedenti in Lombardia annualmente si sono riscontrati circa 5.000 licenziamenti in media. Nemmeno le politiche del governo, attraverso il Jobs Act e gli incentivi alle imprese hanno permesso di recuperare il numero dei licenziati con nuove assunzioni, determinando anzi un calo pesante degli occupati. Licenziamenti, che sempre più non trovano possibilità di riassunzione per la crisi che sta colpendo ancora molte imprese e settori della Lombardia”.