“Facciamo chiarezza. A seguito della costituzione del polo unico per le visite fiscali, e in conformità con l'emanazione dell'atto d'indirizzo dell'agosto 2017 per la stipula della convezione tra Inps e medici di medicina fiscale, nonostante l'importanza di un tema centrale nella riorganizzazione delle visite di controllo per malattia, sono in corso incontri fra sindacati  e inps che hanno palesato diverse criticità ostative a una positiva e proficua soluzione finale, benché ci sia stata la disponibilità della Fp Cgil a individuare soluzioni chiare e condivise”. È quanto afferma il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Andrea Filippi.

“Da tempo, segnaliamo la necessità di risolvere in via preliminare il problema della rappresentatività sindacale che, in assenza di un regolamento concordato in tema di relazioni sindacali, non può che seguire un criterio transitorio paritario, al di là d'interpretazioni creative e fantasiose che l'Inps vorrebbe applicare, attribuendo valore ad aree di rappresentatività che non hanno nulla a che vedere con le organizzazioni sindacali ‘maggiormente rappresentative della medicina fiscale’, come indicato nel testo dell'atto d'indirizzo. Inoltre, segnaliamo un'operazione confusa, che invece d'individuare percorsi legittimi e di buon senso, segue logiche incomprensibili che rispondono esclusivamente a interessi corporativi, che rischiano di rendere illegittimo qualsiasi accordo; la trattativa, infatti, è soggetta, ancora prima di nascere, a più di un ricorso che contesta i criteri imparziali scelti da Inps”, aggiunge l'esponente Cgil.

Per questi motivi, “la trattativa è congelata, da mesi non riceviamo una convocazione unitaria, ma assistiamo a incontri separati con singoli o gruppi di sindacati, che inevitabilmente non hanno alcuna titolarità a indicare il percorso più appropriato. Una strategia che divide, invece di unire, e che non potrà mai portare alla sintesi delle istanze rappresentate. Nel merito, si sono succedute alcune versioni di una proposta della parte datoriale che, oltre a non rispettare il principio di equità nell'informazione (alcuni sindacati le hanno ricevute e altri no), non chiarisce la cornice contrattuale all'interno della quale sarà possibile svolgere la trattativa, prosegue il dirigente sindacale.

“Siamo di fronte a una proposta che, nelle sembianze di un accordo nazionale, con tutti i vincoli tipici di tale rapporto (incompatibilità assolute, doppia richiesta giornaliera di visite domiciliari, 38 ore a disposizione settimanalmente, regolamento disciplinare, disponibilità 365 giorni all’anno, festività comprese, corsi di aggiornamento obbligatori, patrocinati dall'Inps) propone in realtà un contratto ‘libero professionale’ secco,  senza alcuna tutela (niente ferie nè malattia nè maternità nè infortuni retribuiti)”, continua il sindacalista.

“Consapevoli che le proposte sono fatte per essere discusse – secondo la Fp Cgil medici –, non è accettabile che, nel metodo e nel merito, non si sia ancora individuato un percorso legittimo e una cornice di riferimento chiara. Assurdo, a nostro avviso, proporre un contratto che reitera la disciplina vigente, ma impone vincoli, non dà alcuna tutela, riduce i compensi del 40% e aumenta il carico lavorativo del 50%. Incomprensibili i comunicati di alcune organizzazioni sindacali, che esprimono apprezzamento per una proposta che retrocede di vent'anni le condizioni di lavoro dei medici fiscali. È necessario ripartire dal tavolo unitario e paritario per reimpostare una struttura contrattuale chiara nel metodo e nel merito, e che in coerenza con le indicazioni dell'atto d'indirizzo, restituisca dignità al lavoro dei professionisti medici che svolgono un ruolo centrale nella tutela della salute di tutti i lavoratori”, conclude Filippi.