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Sono passati 61 anni dalla strage di Marcinelle. L'8 agosto 1956 l'incidente nella miniera belga: persero la vita 262 persone di 12 nazionalità diverse, tra loro 136 erano italiani. Una tragedia che, ancora oggi, è il simbolo di tutti gli infortuni sui luoghi di lavoro e della necessità di garantire la sicurezza.
In quel momento, il dramma delle morti e l'assenza di regole si sommava per gli italiani al problema dell'emigrazione e del sacrificio. Temi ancora attuali, accentuati dalla crisi economica che spesso riporta pesanti effetti sulla sicurezza. La tragedia spinse il governo italiano a chiedere un miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori emigrati in Belgio nell'ambito del patto, siglato nell'immediato dopoguerra, per avere quote di carbone in cambio della fornitura di manodopera.
Il sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Amendola, rappresenta l'Italia nella cerimonia di commemorazione che si svolge l'8 agosto proprio a Marcinelle.
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Marcinelle parla ancora, F.Durante
La fondazione Migrantes chiede di non ridurre all'oblio le vittime di ieri e di oggi nei luoghi di lavoro. "Il ricordo di queste morti - sottolinea l'organizzazione - rappresenta un'occasione per non dimenticare chi, ancora oggi, muore sui luoghi di lavoro, siano essi italiani all'estero che stranieri residenti nel nostro Paese". Marcinelle è diventato "il simbolo anche dei numerosi morti italiani durante il loro lavoro in diverse tragedie, non ultime quelle avvenute durante alcuni attentanti terroristici e a Londra in un incendio in un grattacielo alla periferia della città, con la richiesta di un impegno maggiore per la sicurezza sul lavoro sempre più precaria".
Un ricordo della strage arriva anche dal Comites di Bruxelles, il Comitato degli italiani all'estero. "È importante ripensare a come eravamo - si legge in una nota - al fine di riconquistare uno spirito di solidarietà verso i migranti di oggi, che raggiungono le nostre coste con grande sacrificio e con sacrificio cercano l'integrazione e una vita migliore nel nostro Paese, esattamente come la cercavamo noi italiani nel secondo dopoguerra".
L'anno scorso, in occasione della ricorrenza dei 60 anni, il responsabile delle Politiche europee e internazionali della Cgil, Fausto Durante, è intervenuto sul nostro giornale. "I 136 morti italiani nella miniera belga oggi continuano a far riflettere - ha scritto -. Perché il lavoro è tornato a essere considerato una variabile senza diritti, in cui gli immigrati sono sfruttati e maltrattati. Una ferita ancora aperta nel cuore dell'Europa".