Dopo lo sciopero dei lavoratori pubblici delle Marche del 20 maggio scorso promosso da Cgil, Cisl e Uil, il Consiglio regionale nei giorni seguenti ha approvato la mozione a sostegno del rinnovo del contratto nazionale di lavoro condividendo parti importanti delle rivendicazioni sindacali alla base della mobilitazione. Ne dà notizia in una nota la Fp Cgil delle Marche. 

"Va apprezzato questo atto del Consiglio Regionale che va letto alla luce dell’analisi comparata del pubblico impiego in Italia, Francia e Regno Unito presentata in questi giorni in occasione del Forum 2016 della Pubblica Amministrazione - scrive Alessandro Pertoldi, segretario generale della Fp Cgil Marche - L’analisi evidenzia come negli ultimi quattro anni il blocco dei contratti e delle assunzioni abbia condizionato pesantemente il pubblico impiego in Italia e quindi anche nelle Marche, portando ad una riduzione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e ad un invecchiamento progressivo dei lavoratori pubblici".

"Inoltre - aggiunge il segretario marchigiano - l’analisi dei dati porta a sfatare ogni luogo comune. I dipendenti pubblici italiani non sono troppi. Sono in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli altri Paesi. Sono meno anche in termini assoluti: 3,34 milioni (5,5% della popolazione) in Italia, contro i 5,64 milioni in Francia, in crescita di circa 150.000 unità (8,5% popolazione) e i 5,31 milioni in UK (8,2% popolazione.)".

E sono anche molto “vecchi”, osserva ancora Pertoldi. "In Francia, il 26,4% dei lavoratori pubblici ha meno di 35 anni, in UK sono il 25%, ma in Italia solo l’8%. E se è vero che in Italia costano molto meno che nei due Paesi di confronto questo risparmio si è ottenuto tramite un blocco dei contratti bocciato dalla Corte Costituzionale e una riduzione del personale senza una vera strategia".

"Questa situazione non è più sostenibile e siamo alla frutta - conclude Pertoldi - Se non immettiamo forze nuove, se non rinnoviamo i contratti, qualsiasi riforma, in qualsiasi campo della vita pubblica dalla giustizia alla sanità, dal lavoro alla scuola, dalla cultura alla ricerca rischia di essere compromessa".