A novembre sono stati messi in mobilità 771 lavoratori del settore metalmeccanico, nello scorso mese di ottobre ci sono stati invece 805 licenziamenti nel comparto. Si tratta di un dato cristallizzato ormai dall'inizio della crisi, basti pensare che nel novembre 2013 furono 714 le tute blu a perdere il posto di lavoro. Più in generale, nel 2014 ci sono stati 6238 licenziati tra operai e dipendenti del settore metallurgico, un vero e proprio bagno di sangue per un settore falcidiato della crisi, che stenta a trovare le condizioni per una ancorché debole ripresa.

“I numeri descrivono uno scenario lacrime e sangue per i lavoratori metalmeccanici lombardi" ammette Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia: "è una situazione che oltre a essere pesantissima che andrebbe affrontata non come sta facendo il governo e la Regione Lombardia, attraverso la riduzione delle tutele come i contratti di solidarietà”. Gli esuberi sono stati così ripartiti nelle varie province lombarde: Bergamo 64, Brescia 57, Como 3, Cremona 13, Lecco 118, Lodi 1, Mantova 71, Milano 276, Monza 94, Pavia 3, Sondrio 1, Varese 70.

“Siamo ormai in una situazione emergenziale, mentre da parte del governo si riducono gli ammortizzatori, senza preoccuparsi minimamente di questi numeri. Si tratta di dati estremamente preoccupanti che denotano la difficoltà estrema del settore” aggiunge Rota. Senza investimenti pubblici e/o privati, continua il segretario Fiom Cgil Lombardia, “non si va da nessuna parte e ogni mese ci ritroveremo a commentare un bollettino drammatico per l'entità della crisi e le sue conseguenze nel tessuto economico, produttivo e sociale lombardo”. Rota così conclude: “non si è ancora capito che il problema principale è quello del lavoro, che bisognerebbe difendere e redistribuire intervenendo con massicce risorse. Per questo ci stiamo battendo, affinché i contratti di solidarietà vengano rifinanziati”.