L'Europa batte un colpo dalla parte giusta: "È la nostra valutazione e la esprimiamo a ragion veduta, basti ricordare da vent'anni nella Ue tutto ciò che riguarda la dimensione sociale e i diritti del lavoro viene considerato un tabù". Così in un'intervista a RadioArticolo1 il coordinatore Area politiche europee e internazionali della Cgil, Fausto Durante, commenta la proclamazione del Pilastro europeo dei diritti sociali avvenuta venerdì scorso a Goteborg, in occasione del summit sociale dei capi di Stato e di governo della Ue.

 

"L'Unione europea - spiega -, soprattutto nel periodo della commissione Barroso, ha incarnato meglio di chiunque la teoria neoliberista che ha ispirato le politiche economiche dell'ultimo ventennio. Al contrario ora si torna a discutere di diritti, a rimettere al centro il tema del modello sociale europeo, che è stato il fattore di successo nel processo dell'integrazione per anni, poi ingiustamente abbandonato". Riaprire la discussione su questo "è per noi un passo importante, una tappa di un cammino interrotto a suo tempo che oggi riprende a marciare nella direzione giusta. Certo, il documento deve essere implementato e attuato, altrimenti rischia di restare un elenco di buone intenzioni".

Nello specifico, il testo contiene venti principi chiave strutturati in tre categorie: tra questi ci sono pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione. "È un documento assolutamente condivisibile - per Durante -: elenca dei blocchi di lavoro, in generale i principi contenuti nel Pilastro sono da sempre al centro delle proposte e rivendicazioni della Confederazione europea dei sindacati e dei sindacati nazionali affiliati".

L'assenza di questi elementi, finora, "è alla base della crisi del progetto europeo: i cittadini si rivoltano perché negli ultimi anni, in particolare negli ultimi dieci, l'Europa ha assunto il tratto del guardiano feroce delle politiche di austerità, rigore, tagli alla spesa pubblica, attacco alla contrattazione collettiva e alla dimensione della rappresentanza generale di natura sociale". Molti elementi messi insieme, a suo avviso, che hanno provocato "il distacco dei cittadini e l'avanzata di forze populiste, razziste, anti-europee, talvolta di ispirazione esplicitamente autoritaria e con venature neonaziste, basti guardare ad alcuni paesi dell'Est".

La Ue dunque torna ad occuparsi di diritti. "Il presidente Juncker lo ha riconosciuto nel suo discorso in occasione della firma: si torna finalmente a parlare delle tutele del lavoro, un tema trascurato per troppo tempo". Adesso servono i passi successivi: "Il Pilastro europeo è un documento proclamato dai leader dell'Unione, non ha carattere legislativo, è un elenco di principi che bisogna mettere in pratica". In questo senso, "la Confederazione europea dei sindacati ha chiesto che il testo assuma carattere di natura vincolante, quindi venga incorporato nei trattati o sia oggetto di una direttiva. Vedremo cosa produrrà il confronto tra le istituzioni europee e gli Stati su questo".

Nel frattempo ognuno è chiamato a svolgere il suo compito: "Da un lato gli Stati nazionali a cui è affidata la realizzazione dell'iniziativa devono iniziare a lavorare, dall'altro occorre un impegno corrispondente anche dalle autorità europee. Se ciò non avviene - avverte Durante - per l'ennesima volta saremo di fronte a una bella dichiarazione di intenti a cui non seguono fatti concreti".