Impossibile raccogliere tutte le voci che vengono dalle oltre cinquanta piazze che Cgil e Uil hanno riempito oggi, venerdì 12 dicembre, nel giorno dello sciopero generale. Riportiamo alcune delle parole spese, e il messaggio comune che ne viene con forza: il governo deve fermarsi su Jobs Act e Legge di stabilità, perché ha preso una direzione che fa male al lavoro e all’Italia. È ancora in tempo a cambiare, e lo deve iniziare a fare ascoltando il mondo del lavoro e le sue organizzazioni di rappresentanza.

Milano, dal palco appello per giustizia su piazza Fontana
La manifestazione di Milano di Cgil e Uil ricorda i fatti di piazza Fontana nel giorno del 45esimo anniversario. In un messaggio dal palco, è stato lanciato un appello affinché “venga fatta giustizia e piena luce su un attentato per il quale nessuno ha ancora pagato”. Sempre nel messaggio è stato ricordato che “la vittima sacrificale di quella, come di altre stragi, era la democrazia. Milano e l’Italia erano allora nel pieno della lotta dei lavoratori che sono scesi immediatamente in piazza. Le generazioni si sono succedute, ma oggi siamo ancora in piazza a difendere i diritti e la democrazia”. Al termine della lettura dell’appello, una rappresentanza dell’Orchestra Verdi, sul palco per testimoniare il momento di difficoltà determinato dalla mancanza di finanziamenti che mette a rischio il lavoro dei musicisti, ha interpretato un brano.

Fermiamo l'Italia per farla ripartire
"Oggi fermiamo l'Italia per farla ripartire nella direzione giusta". Lo dice il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, in piazza a Roma per lo sciopero generale. Lo riferiscono le agenzie di stampa. "Oggi - spiega - i lavoratori si astengono dal lavoro, milioni di pensionati partecipano alle nostre iniziative, insieme agli studenti. Tutti i dati dicono che il Paese sta andando giù, vogliamo fermare la caduta e farlo ripartire dal punto di vista economico e del lavoro". Barbagallo torna a criticare il Jobs Act di Renzi e il mancato confronto con i sindacati. "Mi aspetto che questo governo, quando parla di riforme del lavoro, ne parli con i corpi intermedi, con i sindacati". Le risorse si trovano "mettendo mano alla riforma fiscale, alla lotta all'evasione e alla corruzione". Una battuta sulla precettazione dei ferrovieri, poi ritirata dal ministro Lupi: "Il Garante si è fatto usare e strumentalizzare, dovrebbe trarne le conseguenze".

Il governo sbaglia a escludere il confronto
“Il governo sbaglia a escludere il confronto e la partecipazione con le organizzazioni di rappresentanza del lavoro”. A dirlo è il segretario generale Cgil Susanna Camusso, intervenendo in diretta telefonica alla trasmissione “Radio anch’io”, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa. “È un errore – aggiunge – anche perché ci pare che la priorità che indica al paese, che è innanzitutto quella del bisogno di lavoro, non trovi corrispondenza nei provvedimenti che sta facendo”.

Sul lavoro governo non ha consenso paese
“Lo sciopero generale di oggi dimostra che questo governo non ha il consenso del paese sulle politiche del lavoro”. A dirlo è il segretario generale Fiom Cgil Maurizio Landini, parlando a Genova con l’agenzia Ansa nel corso del corteo di Cgil e Uil, aggiungendo che “bisogna creare posti di lavoro e non togliere diritti”. Ha poi concluso: “abbiamo messo al centro la lotta all’evasione e i fatti di questi giorni ci danno ragione. Ciò che rende non competitivo il nostro paese, che lo blocca, è la criminalità organizzata”.

Ci diano risposte
“Siamo in un luogo simbolico, vicini all'acciaieria. E chiediamo al governo di cambiare politiche, di avere politiche industriali. La vicenda Ast racconta di questo ritardo del governo, e se si aggiunge quello che sta per essere fatto con i decreti attuativi del Jobs act, si capisce che non c'è bisogno di aggiungere precarietà, ma di investimenti e di politiche industriali. Bisogna consolidare l'idea di un paese che vuole tornare a sperare nel futuro.” Lo ha detto Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil, durante il corteo in corso a Terni in occasione dello sciopero generale della Cgil e della Uil. Nel corteo ternano ci sono anche molti giovani “Anche loro – continua Solari - chiedono un futuro, chiedono di poter progettare la loro vita. Ma non chiedono un lavoro qualunque, non vogliono riempire i buchi che casualmente il mercato lascia liberi ogni tanto. Ma di avere un lavoro giusto, retribuito, professionale. E' a queste domande che il governo deve dare risposte, senza posizioni politiche pregiudiziali e ideologie. Noi chiediamo di fare delle scelte su problemi concreti”.

Lottiamo per lavoro dignitoso
“Noi usiamo da sempre il conflitto come strumento per ottenere un confronto e delle risposte. Chi non è sordo alle richieste che facciamo si confronta con noi, chi ha problemi di sordità, ottiene invece il conflitto”. E' quanto ha detto il segretario nazionale della Cgil Nino Baseotto dal corteo di Palermo, parlando della possibilità che la battaglia sul lavoro continui dopo lo sciopero generale in corso oggi. “Chi contesta lo sciopero, dicendo che non serve – ha continuato Baseotto - contesta l'idea che il lavoro possa essere protagonista della ripresa del paese. Sto parlando del lavoro di qualità, di un lavoro dignitoso, fatto di professionalità e diritti. Non di un lavoro in cui la dignità delle persone scompare. La precettazione e la marcia indietro del governo sono un segnale preoccupante da un esecutivo che vuole limitare il diritto di sciopero. La precettazione era immotivata e illegittima, ma per fortuna sono tornati indietro, perché avevamo ragione noi. Il governo deve scegliere se parlare solo con chi è d'accordo con lui o se confrontarsi anche con chi ha idee diverse dalle sue”. Sui primi dati, che parlano di un'altissima adesione allo sciopero, Baseotto ha detto: “Non avevamo dubbi sul fatto che avrebbe avuto successo. Le piazze sono piene, è un incoraggiamento ad andare avanti e a occuparci del lavoro, di quello che non c'è e di quello che c'è ed è precario”.

«Renzi: cambiala tu la legge Fornero»
"Renzi modifica la legge Fornero sulle pensioni. Lo devi fare tu, perché poi non puoi lamentarti per il referendum della Lega. Noi non stiamo con la Lega ma dobbiamo riprendere l'iniziativa per cambiare questa legge ingiusta che costringe gli adulti a lavorare all'infinito e impedisce ai giovani di trovare occupazione". Così il segretario generale dello Spi Cgil, Carla Cantone, dalla manifestazione di Cgil e Uil per lo sciopero generale.

Il governo ascolti le nostre proposte
“Sul Jobs Act ci sono da scrivere i decreti delegati. Ci piacerebbe che il governo introducesse una novità,: li scriva dopo un confronto con le parti sociali. Ci ascolti, perché noi non siamo qui solo per dire di no, noi abbiamo delle proposte”. E' quanto ha detto Franco Martini, segretario nazionale della Cgil, durante la manifestazione di Bologna. “Il Jobs Act – ha detto - avrebbe dovuto combattere la precarietà e invece i fatti concreti parlano di una precarietà ancora maggiore. In più c'è un contratto a tutele crescenti che secondo alcune simulazioni rischia di alimentare ulteriormente la spinta al licenziamento. Poi, si era detto che si voleva portare tutti i lavoratori in serie A, ma se guardiamo agli ammortizzatori sociali vediamo che non si sono allargati i diritti, ma ridotti i finanziamenti per chi ce li aveva già. Il lavoro non si crea con le leggi, ma con i finanziamenti, che nelle scelte del governo non ci sono”. Infine, ha concluso Martini: “Tanti cortei in tutta Italia e i dati sulle adesioni allo sciopero sono risultati incoraggianti. E confermano che l'unità nel mondo del lavoro c'è, e ci danno fiducia sulla possibilità di ritrovare l'unità nel sindacato. Il governo ci ascolti”.

Non ci rassegniamo
“Così non va, è lo slogan del nostro sciopero, perché bisogna unire il mondo del lavoro e non dividerlo, combattere la precarietà e non aumentarla. Così non si crea lavoro, bisogna ricostruire il dialogo sociale e mandare un messaggio chiaro al governo: vogliamo un cambiamento di verso sul lavoro”. Così si è espressa Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, in corteo a Firenze per lo sciopero generale. “Questa nelle piazze è l'Italia che costruisce la democrazia ogni giorno- ha continuato Sorrentino -. Il governo deve dare un segnale nella legge di stabilità, e aprendo il confronto sui decreti attuativi del Jobs Act. Questo 12 dicembre è una tappa importante di un lungo percorso, ma non è l'ultima. Già da oggi cominceremo a costruire un percorso di mobilitazione sui territori e nei posti di lavoro. Noi non ci rassegniamo e non ci stancheremo mai di rivendicare il diritto al lavoro e alla dignità del lavoro”.

Da Puglia risposta straordinaria
“Non riparte il paese se non riparte il Mezzogiorno. Oggi ci sono tante persone al corteo e che aderiscono allo sciopero, e anche la Puglia sta dando una risposta straordinaria”. A dirlo è la segretaria confederale Cgil Vera Lamonica, parlando con l’agenzia Agi a Bari nel corso della manifestazione Cgil e Uil per lo sciopero generale. Ha poi aggiunto: “sulle politiche economiche il governo sta sbagliando, perché non si possono delegare solo le imprese a fare la politica economica del paese. Le imprese forse hanno bisogno di politiche industriali, esattamente ciò che il governo non sta facendo, mentre creare lavoro significa certo favorire gli investimenti delle imprese, ma anche agire in direzione degli investimenti pubblici nella innovazione e nella ricerca". E così ha concluso: "se delegare alle imprese vuol dire puntare ancora una volta sul taglio del costo del lavoro, il paese in questo modo non va da nessuna parte”.

Chiediamo legalità e lavoro
“Nel Lazio il Jobs Act e la legge di stabilità stanno peggiorando le condizioni dei lavoratori, perché tolgono fondi a regione e comuni. In questo modo si peggiorano le condizioni delle persone. Per mantenere i servizi bisogna aumentare le tasse o tagliare i servizi, ecco perché la manifestazione di oggi chiede di trovare risorse per il lavoro. Un lavoro di qualità, basato sula legalità e la trasparenza. Quello che si sta creando è invece un mondo del lavoro più servile.” Lo ha detto Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil Roma e Lazio, durante il corteo organizzato nella Capitale, in occasione dello sciopero generale.

La battaglia è appena cominciata
“La riuscita dello sciopero, le tantissime fabbriche ferme, a partire dalla Perugina, dimostrano che la battaglia in difesa dei diritti del lavoro e per una diversa politica economica è appena cominciata”. Con queste parole Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell’Umbria ha aperto la manifestazione provinciale organizzata da Cgil e Uil davanti ai cancelli della Perugina, a San Sisto (Perugia), in occasione dello sciopero generale di 8 ore proclamato dai due sindacati per chiedere a Governo e Parlamento cambiare in meglio la legge sul lavoro e la legge di stabilità, rimettendo al centro il lavoro, le politiche industriali e i settori produttivi fortemente in crisi, la difesa e il rilancio dei settori pubblici e e la creazione di nuova e buona occupazione. In piazza, con le lavoratrici e i lavoratori, tantissimi giovani, studenti e precari, che all’inizio del corteo, che ha attraversato l’area commerciale di San Sisto, hanno dato vita ad un flashmob (realizzato anche in molte altre città italiane all’interno della campagna “Xtutti”) con tanti ombrelli bucati, a rappresentare il Jobs Act che “fa acqua da tutte le parti”.

Abbiamo riempito le piazze
"Contro il Jobs Act e per cambiare le politiche del governo oggi abbiamo scioperato e riempito le piazze. Continueremo, per conquistare i nostri obiettivi. Al presidente Renzi mandiamo questo messaggio: cambi strada o il demansionamento previsto nel Jobs Act lo applicheremo a lui: da Palazzo Chigi "La ruota della fortuna". Così il responsabile del segretariato Europa, Fausto Durante, nel comizio tenuto a Crotone.

Colmare la distanza tra promesse e realtà
“Se ci avessero dato ascolto oggi il paese non sarebbe in queste condizioni.” Così ha esordito Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, concludendo la manifestazione del 12 dicembre Cgil e Uil di Venezia. “Dare impulso alla crescita, far ripartire settori anticiclici come le costruzioni, innovare per attrarre investimenti, rendere il welfare più efficiente per includere gli esclusi, intervenire per ridurre le diseguaglianze, dare un futuro ai giovani, dare sicurezza alle nostre case ed efficienza ai nostri sistemi urbani, aggredire i mali del paese, cioè irregolarità, evasione fiscale, corruzion e mafie: queste erano le nostre richieste, queste sono state le promesse del premier, promesse scritte sulla sabbia, spot ripetuti a telecamere accese.” Il governo, per Schiavella, ha fatto altro: "Le ricette contenute nel primo decreto Poletti, nello sblocca Italia, nella delega lavoro e nella legge di stabilità seguono lo stesso filo conduttore dei governi precedenti e le filosofie finora prevalenti in Europa, che chiedono rigore, pochi soldi per investimenti e politiche industriali e spesso non disponibili in tempi rapidi, che parlano di una semplificazione che di fatto è deregolazione e via libera a deroghe emergenziali, che parlano di costante riduzione di diritti e di tagli ai sistemi pubblici di protezione sociale.” Al governo, ha continuato il numero uno della Fillea, “chiediamo di colmare la distanza tra promesse e realtà. A partire dal lavoro, il cuore di ogni politica di crescita. E il lavoro non si crea se non riparte una vera, organica e strutturale politica di investimenti e una adeguata politica industriale. Basta con gli effetti speciali dei grandi numeri sparati a vanvera, come quelli dello sblocca Italia, 3,9 miliardi annunciati per le gradi opere, ma in realtà appena 500 milioni spendibili nel 2015”, o come le promesse di “mettere nella legge di stabilità risorse aggiuntive e il piano di intervento sul dissesto idrogeologico, ben lontano dall'avere realmente a disposizione le risorse necessarie.”

Jobs Act crea precarietà
“A coloro i quali dicono che oggi i lavoratori in sciopero perdono una giornata di lavoro, noi rispondiamo che è più drammatico perdere il lavoro, che non una giornata di lavoro!”: a dirlo è Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, parlando oggi a Ferrara alla manifestazione prevista per lo sciopero generale di Cgil e Uil. Il jobs act – attacca Miceli – è una legge che incentiva i licenziamenti, al fine di incentivare le assunzioni... è come se ci si muovesse dentro un circuito folle in cui si immagina che una azienda debba vivere di continui licenziamenti e di continue assunzioni”. “ Perchè? La legge - insiste il segretario - finanzierà in modo sostanziale le incentivazioni per le assunzioni previste dal contratto a tutele crescenti, ma al contempo faciliterà, aiuterà il processo di espulsione dei lavoratori. Adesso sappiamo con certezza che il contratto triennale a tutele crescenti non prevede alcun futuro per quei lavoratori destinati ad essere licenziati e sostituiti con altri lavoratori. Una sorta di nevrosi – spiega il leader sindacale - , che non stabilizza le situazioni sociali, né fa il bene delle imprese, e rischia di creare una devastazione sociale ancora più forte di quella che già abbiamo. Insomma, uno strumento in più contro i giovani e contro i lavoratori”, conclude Miceli.