"L'Inps emani subito la circolare applicativa del decreto attuativo del Jobs act che tutela le lavoratrici vittime di violenza". Questa la richiesta di Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere Cgil nazionale, a un anno dall'entrata in vigore del D.lgs. 80/2015, che "prevede per le lavoratrici inserite in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, sia dipendenti (pubbliche e private) che collaboratrici a progetto, il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo massimo di tre mesi". 

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8 marzo 2016, lo speciale di Rassegna

"Questo diritto è ancora scritto sulla carta e non è esigibile. La responsabilità - denuncia Taddei - ricade interamente sull’Inps che non ha ancora emanato la necessaria circolare applicativa".
La dirigente sindacale sottolinea che "la norma si prefigge l’obiettivo di sostenere le donne non soltanto in termini di sicurezza individuale, ma anche sotto il profilo dell’indipendenza economica, riconoscendo il diritto a tre mesi di astensione retribuita dal lavoro". "Si prevede anche - continua - la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, nonché l’opportunità di tornare nuovamente al full time". 

Secondo la sindacalista "la mancanta applicazione del D.Lgs sta influendo negativamente anche sul rinnovo dei contratti collettivi nazionali di categoria, che sul merito non possono ancora normare nulla, facendo così venir meno l'art. 24, c. 5, dello stesso decreto in materia di distribuzione temporale del congedo".

"Questi ritardi sono estremamente gravi, perché l’esposizione alla violenza è legata anche alle condizioni occupazionali ed economiche peggiorate con la crisi. La mancanza di un lavoro e di un reddito - sottolinea la responsabile Politiche di genere della Cgil - impedisce di recidere il legame con mariti, compagni o familiari violenti. Il contrasto alla violenza di genere passa anche da qui".

"I dati sulle donne che subiscono o hanno subito violenza nel nostro Paese sono drammatici: quasi 7 milioni, un terzo della popolazione femminile tra i 16 e i 70 anni. Contrastare questo odioso fenomeno è doveroso, a partire dall'applicazione delle leggi. Troppo spesso - conclude Loredana Taddei - il governo ha propagandato azioni a vantaggio delle donne che poi sono rimaste a lungo lettera morta".