“Noi siamo l'ultima regione del centro-nord e la prima regione del centro-sud, e con il perdurare della crisi questo stato del Lazio si è oggettivamente consolidato ed è peggiorato. Perché nel corso di questi anni sono cresciuti i disoccupati, i lavoratori in cassa integrazione, i lavoratori precari, mentre è aumentata la disoccupazione giovanile. Fondamentalmente non c'è alcun settore che può essere escluso da questo coinvolgimento della crisi, quindi il Lazio è nel suo complesso è una regione in cui con il passare del tempo la crisi è diventata più profonda”. E' questa la fotografia scattata sulla regione Lazio da Claudio Di Berardino, segretario generale Cgil Roma e Lazio, ai microfoni di “Italia Parla”, su RadioArticolo1.

Una delle emergenze si chiama ammortizzatori in deroga. Il 13 giugno la Cgil è scesa in piazza insieme a Cisl e Uil per rivendicare il rifinanziamento sia per l'ultima parte del 2013 che per il 2014. “Ancora prima di questa data, insieme a Cisl e Uil, ci siamo mossi per richiamare la giusta attenzione ai temi del lavoro – afferma Di Berardino
-, perché dalla crisi si esce se si riproduce lavoro. Da questo punto di vista l'interlocuzione e l'accordo che abbiamo sottoscritto con la regione Lazio sullo sviluppo e l'occupazione, se viene tradotto in pratica, può essere davvero un'occasione importante”.

“La cassa integrazione – continua il sindacalista - è un ponte, deve essere concepito come un ponte di transizione, perché il tema vero deve essere quello del lavoro. Oggi abbiamo la necessità che queste risorse vengano definite e vengano erogate perché ci sono lavoratori che sono da 8 mesi in attesa di retribuzione e in più c'è il tema della certezza delle risorse. Il finanziamento è quindi decisivo, anche per mantenere un minimo di rapporto con i luoghi di lavoro e nel rideterminare una condizione di crescita di politica industriale”. su cui bisogna operare sul fronte nazionale sicuramente ma anche con l'apporto importante del territorio e delle istituzioni locali.

Infine c'è il nodo della riforma della pubblica amministrazione
, perché il Lazio è una delle regioni italiane con il numero più alto di dipendenti pubblici. E la riforma potrebbe portare ad un ridimensionamento pesante dei servizi, oltre che dell'occupazionale dei dipendenti pubblici. “Io non credo – afferma Di Berardino - che con la riforma che è stata annunciata ci sia una quantità e una qualità di servizi migliore rispetto a quella che conosciamo.Quindi se i testi rimangono questi, temo che siamo di fronte ad un effetto annuncio, ma non si inciderà radicalmente sul funzionamento della macchina”.

“Quindi – conclude il segretario
- una vera riforma dovrebbe eliminare gli sprechi, dare certezza di risposta ai cittadini, velocizzare le pratiche, e rendere efficienti i servizi. In questo caso, il sindacato è pronto a fare la propria parte per riorganizzare il lavoro, rivedere gli inquadramenti, riorganizzare gli uffici e quindi le competenze e le professionalità che ci sono. Ma il tutto non può essere giocato contro il lavoro e contro i lavoratori, perché dobbiamo utilizzare l'esperienza e le professionalità dei lavoratori per metterle al servizio di un'idea della macchina pubblica”.