Giovedì 12 aprile a Gioia Tauro la Cgil affronterà in un'iniziativa pubblica il problema dell'Italia del Mezzogiorno, per cercare una strategia nazionale per la crescita, l'occupazione e lo sviluppo del paese. “Un appuntamento importantissimo per più ragioni. Innanzitutto perché il sindacato propone un progetto che tiene conto anche del divario che c'è nel paese, e riparte dal Meridione con una piattaforma precisa”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è Angelo Sposato, segretario generale della Cgil della Calabria.

“La piattaforma che presenteremo – ha continuato Sposato – è partita dal basso, dopo un grande lavoro che la Cgil nazionale ha portato avanti nei territori. Una fase di ascolto che ha permesso di elaborare una proposta, che in parte ha già dato i suoi primi risultati”. La giornata di giovedì, infatti, arriva dopo quasi due anni di riflessione sul Mezzogiorno da parte del sindacato di Corso d'Italia, mentre anche la scelta di Gioia Tauro appare molto significativa, dato che la Cgil vede la cittadina e il suo porto come “una piattaforma di sviluppo dell'intera area del Mediterraneo”.

La Cgil regionale, tra l'altro, il 16 novembre scorso ha portato 6.000 persone in piazza sotto la Cittadella regionale, per spiegare quali erano le ragioni del malessere che si vive in Calabria e nel resto del Meridione. “Un disagio – ha detto il segretario regionale del sindacato calabrese – che spiega anche la vittoria del Movimento 5 stelle e in parte della Lega nelle regioni meridionali alle ultime elezioni politiche. È stato un voto consapevole, il Sud ha votato così perché si è sentito abbandonato e tradito da una politica che non ha determinato fattori di sviluppo, e che ha creato un enorme divario con il Nord. Noi oggi proponiamo invece una strategia nazionale che permetta di superare questo divario, non in chiave meridionalista, ma in chiave di sistema-paese”.

I governi nazionali, secondo Sposato, “invece di esercitare una politica di investimenti e lavoro”, hanno finora “continuato con la politica di decontribuzione, di incentivi, di bonus che non ha funzionato”. La Cgil nazionale, al contrario, prevede “un piano di investimenti mirati, per non creare una politica assistenziale. Abbiamo individuato delle aree specifiche, all'interno della zona economica speciale, puntando su pochi macrointerventi per l'assetto del territorio e la manutenzione. Per poi investire nelle eccellenze, come l'agroalimentare, l'innovazione tecnologica, oltre che la filiera archeologica e dei beni culturali”. 

“Molti giovani – ha concluso Sposato – vengono nelle nostre sedi a chiederci lavoro. Le nuove generazioni non aspettano un contributo assistenziale, ma vogliono mettersi in gioco, produrre, creare qualcosa e diventare protagonista dello sviluppo. Il Sud si aspettava dalla politica un piano di investimenti e di lavoro che non c'è stato, ecco perché oggi la Cgil punta sul Meridione. Per dare risposte concrete a questi giovani”.