Quello del fast food oggi non è più un impiego temporaneo a cui aspirano solo giovani studenti. Sono sempre di più gli adulti e persino i laureati disposti ad accettare le pessime condizioni di lavoro in uso nel comparto. Ne abbiamo parlato con Salvatore, giovane addetto McDonald’s e delegato sindacale

È vero che siete nella cosiddetta catena di montaggio moderna?

Sì. A differenza di quello che uno può pensare guardando dall'esterno, è una catena di montaggio a tutti gli effetti. Ci sono tempi da rispettare in tutte le postazioni (cucina, cassa, drive) e per evitare che tutto si interrompa è necessario non sforare. In più, a differenza delle classiche catene di montaggio, da noi si aggiunge la necessità di spostarsi non camminando, ma correndo. Cosa che aumenta notevolmente il rischio di infortuni. E c'è anche un altro elemento di diversità: il rapporto con il cliente, che rende più complicata la gestione dei tempi, con la necessità però di non far notare alcuna difficoltà a chi si ha di fronte.

Nel passato a lavorare nei fast food erano soprattutto i giovani studenti, che per mettere da parte qualche soldo accettavano part time di poche ore. È ancora così?

L'incidenza del part time è ancora molto forte. Anzi, in questi ultimi anni in McDonald's si usa solo questo tipo di contratto, il full time ce l'hanno solo i responsabili. Sono ancora gli studenti, per la maggior parte, a scegliere questa tipologia di lavoro, ma a differenza degli anni passati si aggiungono altre figure, tra cui laureati, lavoratori con curriculum di alta professionalità e soprattutto persone di ogni età. Altro fattore da tenere in considerazione è che, sempre a differenza degli anni precedenti, non c'è più turn-over; è molto difficile ormai trovare qualcuno che decida di dimettersi per andare a fare altro, soprattutto perché non è cosi facile avere alternative.

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Per la tua esperienza diretta, quali sono le difficoltà del lavoro più frequenti?

Ce ne sono varie: il lavoro meccanico, la retribuzione non sempre adeguata alle mansioni che si svolgono e i turni di lavoro. A differenza di altri ambienti, nei fast food, o più in generale nel settore del turismo, il lavoro su turni è sempre più diffuso. Lavorare la mattina presto, la sera tardi o anche tutta la notte non è per niente facile. I turni fatti senza una vera rotazione a lungo andare portano l'organismo a sentirsi sempre stanco, e il tempo libero, di conseguenza, serve solo a farti riposare. Altro elemento di difficoltà è sicuramente lo stipendio molto basso. Molti lavoratori dei fast food sono studenti fuori sede che devono anche pagarsi tutte le spese per mantenersi. Senza contare che c'è chi ha iniziato come studente e ora ha una famiglia. Con una retribuzione di 600-700 euro mensili, quando va bene, non è sempre facile, soprattutto se si vive in città come Milano e Roma, dove il costo della vita è molto alto.

Come si potrebbero migliorare le vostre condizioni?

Basterebbe considerare i lavoratori come essere umani e non solo come numeri o come macchine. La politica di queste multinazionali presenti nel nostro paese, ma anche di molte piccole realtà, è solo quella del profitto. I dipendenti ne subiscono le conseguenze, si ritrovano in condizioni al limite, con una mole di lavoro sempre più alta e sempre meno personale. Questo, oltre a essere motivo di stress, diventa anche un problema di sicurezza sul lavoro, a cui si dedica meno attenzione a causa dei ritmi di lavoro imposti.

Quali sono le difficoltà per il sindacato?

In questa fase storica sono tante: la giovane età dei lavoratori, spesso alla prima occupazione; l’influenza dell’azienda, che vorrebbe sempre risolvere i problemi in casa. In molti casi, poi, i dipendenti preferiscono resistere a ogni tipo di abuso per cercare di mantenere il posto. Questa logica, purtroppo, è sempre più diffusa e, oltre a essere motivo di difficoltà per il sindacato, lo è prima di tutto per loro stessi.

Il 6 maggio è sciopero per il contratto nazionale. I lavoratori si stanno preparando? Che tipo di partecipazione si prevede?

È sicuramente una data molto importante per gli addetti dei fast food, ma non solo. Insieme ad altri lavoratori di settori diversi, i dipendenti del turismo sono senza contratto da oltre tre anni, ma se questo non bastasse, ad aggravare la situazione sono proprio le organizzazioni datoriali, che ormai non si rendono neanche disponibili a un confronto serio e costruttivo. Dopo gli scioperi fatti in precedenza, siamo almeno riusciti a ottenere da parte di Fipe la revoca della disdetta al contratto nazionale, anche se continuano a proporre e sostenere la riduzione dei diritti e del salario. I lavoratori dei fast food si stanno preparando per il 6 e siamo sicuri che, come negli altri scioperi, anche questa volta riusciranno a farci sentire. In alcuni territori siamo sicuramente più organizzati che in altri, ma in generale siamo certi che lo sciopero avrà un'adesione molto ampia e, se la situazione non dovesse avere una svolta decisiva, siamo anche pronti a continuare la nostra lotta in futuro.