PHOTO
Ora è ufficiale con la nuova legge di stabilità il Fondo sanitario del 2016 scende a 111 miliardi, nonostante le proteste delle Regioni e le dimissioni di Sergio Chiamparino dalla presidenza della Conferenza Stato-Regioni. Con due sole manovre Renzi taglia 6,7 miliardi al finanziamento previsto, cancellando nei fatti il Patto per la salute (vedi tabella). E non è finita, dal 2017 al 2019 sono previsti altri tagli: che potrebbero arrivare a 20 miliardi, tra quelli già decisi con la precedente manovra e quelli in arrivo sulle spese regionali, che comprendono esplicitamente il finanziamento della sanità (un copione che abbiamo già visto con la precedente legge di stabilità).
Si confermano così le fosche previsioni del Def, che indicano un crollo della spesa sanitaria rispetto al Pil (dal 7% al 6,5%), che ci relega agli ultimi posti in Europa negli investimenti per la protezione sociale. E la situazione sarà ancora più grave nelle Regioni che, trovandosi in deficit (in molte sarà quasi inevitabile proprio a causa dei tagli), subiranno i “nuovi” piani di rientro che la legge di stabilità rende ancora più aspri di quelli che abbiamo conosciuto finora, con aumento delle tasse locali e dei ticket.
Vengono così smentite clamorosamente le rassicurazioni del ministro della Salute Beatrice Lorenzin sui risparmi che dovevano restare nel Servizio sanitario nazionale per dare servizi migliori e più adatti ai nuovi bisogni di salute. Perfino per i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) non ci sono risorse aggiuntive. La sanità viene usata come bancomat per finanziare altre scelte. Mentre i lavoratori del settore restano senza contratto.
Stanno preparando la strada a una sanità privata a pagamento, ingiusta e dannosa
Già oggi milioni di persone rinunciano alle cure per ragioni economiche. La drammatica e colpevole riduzione delle risorse pubbliche per garantire i Livelli essenziali di assistenza ai cittadini e ticket sempre più pesanti, stanno preparando la strada a una sanità privata a pagamento, ingiusta e dannosa. Per tutte queste ragioni, diventa necessaria una mobilitazione capace di unire le proteste che stanno nascendo, dalla manifestazione dei medici alle iniziative per i rinnovi contrattuali, fino a quelle del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, che hanno lanciato un allarme drammatico e condivisibile.
Si tratta di agire per difendere e riqualificare il Servizio sanitario nazionale pubblico e universale come bene e patrimonio irrinunciabile per il presente e il futuro del nostro Paese.
* Responsabile politiche della salute Cgil nazionale