La Cgil replica alle accuse del premier Matteo Renzi secondo cui il sindacato difende le ideologie e non le persone. Tornando stamani (20 settembre) sul Jobs Act, la confederazione di Corso Italia conia il nuovo hashtag #FattiNonIdeologia. "Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione", scrive il sindacato su twitter riferendosi alla riforma del lavoro e in particolare all discussione sull'articolo 18.

"Mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele", si legge in un altro tweet della Cgil. Poi ancora: "Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamone". "Stesso lavoro, stessa retribuzione. No al demansionamento". "Contratto a tutele crescenti? Si, se si cancellano i tanti contratti che producono precarietà". "La regola più semplice: garantire la dignità di chi lavora". Infine un riferimento a malattia e maternità: "Estendiamo a tutti i diritti e le tutele". 

Altra replica, sempre stamattina, arriva dal profilo facebook della Confederazione: "Al netto delle battute in cui è insuperabile, Renzi ha detto quello che la Cgil va ripetendo da anni. Che non ci devono essere lavoratori di serie A e serie B cioè, che i diritti vanno estesi, che ai giovani che non riescono a crearsi un futuro e una famiglia si devono dare risposte. Lo abbiamo fatto anni fa, quando nessuno si occupava e preoccupava della precarietà dilagante, con la campagna GIOVANI NON + DISPOSTI A TUTTO".

"Quella campagna - ricorda la Cgil - fu un fenomeno virale, la politica però la ignorò. Oggi torniamo a dire che lo Statuto dei Lavoratori può essere modificato ma certo non abbassando i diritti ma estendendoli. Stando al tuo video messaggio quindi vogliamo la stessa cosa. Invece di arroccarti e evitare il confronto con noi, #guardiamocinegliocchi e diamo risposte concrete, e non battute ai giovani, al Paese. #fattinonideologie e nemmeno slogan o video, caro Matteo".