Tre accordi importanti – siglati nell’ultima settimana dai sindacati, rispettivamente, con l’Associazione banche italiane, Intesa San Paolo e Unicredit –, a tutela dei lavoratori del settore e dei risparmiatori italiani. Ne ha parlato Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil, intervistato da RadioArticolo1 (podcast). “Nel primo caso, l’intesa dell’8 febbraio con Abi riguardante l’organizzazione del lavoro e la vendita di prodotti bancari non sicuri, si può parlare di accordo storico, soprattutto perché interviene sulle condizioni reali delle persone che lavorano in banca e nel loro rapporto con i risparmiatori”.

Negli ultimi anni, i bancari italiani sono stati sottoposti a pressioni psicologiche e a controlli continui da vertici e cda dei vari istituti di credito circa la vendita di prodotti obbligazionari venduti, un modus operandi che ha causato solo disastri, mettendo gli addetti tra l’incudine dei risparmiatori e il martello dei datori di lavoro. “Con questa intesa – rileva Megale –, non è che si eliminano di colpo tutte le nefandezze, ma perlomeno è un nuovo inizio, per dire che abusi, vessazioni e soprusi verso i dipendenti devono cessare. E qualora vi fossero, saranno le banche stesse a impegnarsi a rimuoverli”.

Ma non solo. “Si tratta – sottolinea ancora il leader della Fisac – del primo accordo del genere a livello continentale, e noi ci rivolgiamo anche al sindacato europeo affinché si arrivi a linee guida in materia da applicare in tutta l’Unione. Dobbiamo far diventare il tema dell’organizzazione del lavoro e della vendita di prodotti bancari non sicuri un terreno comune tra gli Stati membri. Ricordo che il nostro accordo è stato possibile perché è già stato recepito da una decina di grandi gruppi italiani del settore e che siamo arrivati a tale risultato grazie all’unità del sindacato e ai buoni rapporti con i risparmiatori e le associazioni dei consumatori. Il 27 e 28 febbraio, il direttivo della nostra categoria esprimerà il suo voto sull’intesa e avvieremo nel contempo una campagna d’informazione nel Paese, che vuole essere un’operazione culturale rivolta a lavoratori, pensionati, studenti, famiglie, per far capire come ci si deve comportare in merito a tali delicate questioni. L’obiettivo è tutelare i lavoratori del settore e, nello stesso tempo, i circa 40 milioni di risparmiatori italiani”.

La categoria dei bancari è sempre stata vista, anche nel sindacato, come una categoria un po’ particolare, un mondo privilegiato e corporativo – prosegue il segretario della Fisac –. Otto anni di crisi hanno messo a nudo tutto il malessere esistente, pagato con 48 mila posti di lavoro, accompagnato da una trasformazione profonda all’interno del settore. Basti solo pensare alla nascita di una nuova tipologia di lavoratori in questi ultimi anni, le oltre 50 mila partite Iva, completamente prive di diritti e tutele, a cui viene richiesto di recarsi a casa dei clienti e vendere prodotti bancari. È anche pensando a loro che abbiamo sottoscritto l’accordo con Intesa San Paolo del 2 febbraio”.

Un’operazione, quest’ultima, che le sigle di categoria non esitano a definire unica nella storia delle relazioni sindacali, all’interno di un gruppo che non presenta crisi, ma che anzi vanta utili. “D’ora in avanti – commenta Megale –, i 400 promotori a partita Iva verranno utilizzati attraverso un contratto ibrido, a me piace dire misto, dato che per metà saranno a partita Iva e per metà a part time, e per la prima volta si vedranno riconosciuti cinque diritti fondamentali: la malattia, l’infortunio, l’accesso al fondo pensionistico e al fondo sanitario, la maternità. A conclusione di un periodo sperimentale di due anni, a tutti i lavoratori che ne faranno richiesta l’azienda trasformerà il rapporto di lavoro a tempo pieno nell’ambito del bacino regionale di riferimento, superando la precedente forma contrattuale duale. Dunque, con la prospettiva di lavoro stabile e tutelato. È un’intesa che consente anche al sindacato di aprire una nuova frontiera, di inaugurare un inedito percorso di sindacalizzazione che finora non esisteva. E all’interno del prossimo ccnl ci dovrà essere una loro rappresentanza. Insomma, possiamo dire che è la Carta dei diritti della Cgil che trova un terreno fertile di realizzazione”.

Non meno importante è l’intesa raggiunta lo scorso 4 febbraio con la più grande banca italiana, Unicredit, sul nuovo piano di riorganizzazione aziendale, che prevede 3.900 esuberi, tutti a carattere volontario e gestiti dal fondo di sostegno al reddito, ma accompagnati da una ricapitalizzazione di 13 miliardi, da una riforma degli inquadramenti professionali e soprattutto da un piano di assunzioni di 1.300 giovani. “Anche qui, sottolineo l’unicità dell’intesa, con un gruppo che ristruttura e nel contempo assume”, conclude Megale.