“Negli ultimi mesi, da più parti, si sta portando avanti una campagna denigratoria contro le associazioni estere convenzionate con i patronati. Una campagna fatta di illazioni campate in aria e insinuazioni fumose, che hanno il solo scopo di gettare fango sull’attività degli istituti di patronato, imputando loro comportamenti fraudolenti a danno del bilancio dello Stato italiano”. La presidenza dell’Inca chiede, con un comunicato stampa, che venga fatta chiarezza “sull’intollerabile attacco” che da diverso tempo viene mosso nei confronti dei patronati all’estero. “Il lavoro di tutela da noi svolto in 70 anni di vita – sottolineano al patronato della Cgil –, nonché la serietà e la dedizione di centinaia di persone impegnate nelle associazioni operanti all’estero convenzionate con Inca, esigono rispetto”.

Con sacrifici enormi, derivanti anche dai tagli al Fondo patronati, queste stesse persone “stanno garantendo la gratuità della tutela previdenziale e socio assistenziale ai tanti connazionali all’estero”. Per questo la presidenza dell’Inca esprime “profonda indignazione”, sia per la campagna offensiva mossa contro l’operato di tanti suoi funzionari, sia per gli annunci di un’ulteriore riduzione delle risorse destinate a questi istituti. “Vogliamo precisare che l’attività del patronato – prosegue il comunicato stampa – viene annualmente ispezionata e certificata dagli ispettori del ministero del Lavoro e a testa alta rivendichiamo la correttezza della statisticazione delle pratiche svolte all’estero e delle domande di pensione in convenzione internazionale”.

Per questa ragione, “siamo noi, ora, a chiedere che le modalità di rilevazione e controllo da parte del ministero cambino radicalmente. È indubbio che l’attività all’estero è quella di più difficile controllo da parte degli ispettori ministeriali, visti i pochi uffici che vengono ispezionati ogni anno. Quindi, in primo luogo, bisogna fare in modo che il controllo sia più semplice e che possa essere esercitato a distanza su tutti gli uffici e su tutta l’attività svolta e, ove possibile, incrociando i dati tra gli enti”.

Secondo la presidenza dell’Inca, tutto ciò può avvenire replicando quanto avviene per le pratiche riferite all’immigrazione, per le quali il ministero dell’Interno comunica annualmente l’attività svolta da ogni patronato: “Dati – spiegano ancora in casa Inca – che vengono confrontati con la statistica da noi prodotta, che permette a noi e agli ispettori di concentrarsi solo sulle discordanze”. Allo stesso modo, per l’estero, “sarebbe possibile chiedere all’Inps di segnalare tutte le pensioni in convenzione che vengono trattate dagli uffici di patronato e che coinvolgono le nostre sedi all’estero”. In altre parole, il modello da seguire è quello già utilizzato per Red e Cud, che prevede l'accreditamento delle pratiche di cui l'Inps dà riscontro, salva prova contraria del patronato stesso.

Per quanto riguarda le pensioni richieste all'estero agli enti previdenziali locali e per le pensioni complementari, “la tracciabilità può essere data rendendo disponibile al ministero, per via telematica, copia della domanda, del mandato di patrocinio e dei provvedimenti di liquidazione emessi dagli enti. Insomma, per tutta l'attività svolta, proponiamo di rendere possibile un controllo telematico a distanza a disposizione del ministero”. Nessun timore neppure per le pratiche rivolte a oriundi (nati all'estero) con cittadinanza italiana: “Suggeriamo che, anche in questo caso, la verifica possa essere agevolmente fatta incrociando i dati con i consolati”. Di converso, “occorre che sia riconosciuto e statisticato tutto ciò che l'Inps ci chiede, a partire dalle pratiche di esistenza in vita, che altrettanto facilmente potrebbero essere controllate con la modalità telematica di rapporto tra Inps, patronati e ministero”.

Per il patronato è giunto il momento di fare chiarezza nei rapporti con il ministero degli Esteri e con i consolati, giungendo finalmente a un protocollo per tutte le attività di supporto che già oggi vengono svolte. “Tutte queste proposte e molte altre – insiste l'Inca – avremmo voluto farle, ad esempio, alla Commissione del Senato presieduta dall’onorevole Micheloni, commissione nata e così denominata per avanzare una proposta di riforma delle attività di patronato all’estero. Ad oggi, dopo un anno di inchieste e indagini e visite in tutto il mondo, la Commissione non ha più ascoltato nessuno di noi”.

I patronati all’estero come in Italia assistono gratuitamente milioni di concittadini per tutelarne i diritti, spesso rispetto a carenze ed errori delle istituzioni pubbliche. “Di questa tutela godono soprattutto i cittadini più deboli – conclude la nota –, quelli che sarebbero soli rispetto alle istituzioni o costretti, in altro modo, a pagare professionisti e strutture private. È il ruolo che svolgiamo con onestà, competenza e orgoglio: un ruolo che rafforza la nostra società e, dunque, la nostra democrazia. Se ne ricordi chi, mosso da rancori e scopi personali, ci attacca strumentalmente. Se ne ricordi soprattutto chi ha un ruolo istituzionale assegnatogli dagli stessi concittadini”.