Lunedì 13 aprile i lavoratori dell’Istituto Nazionale di Statistica, in agitazione da alcuni mesi, hanno voluto portare le loro ragioni all’opinione pubblica occupando il “datashop” dell’Istituto. Lo riferiscono le agenzie di stampa. In particolare, la protesta degli addetti è scattata per rivendicare il salario accessorio, le progressioni economiche e di carriera. I dati sulla produzione industriale a febbraio sono stati diffusi alle 11 anziché alle 10, un'ora dopo rispetto all'orario stabilito.

I lavoratori Istat hanno diffuso una nota: "Dal 2011 il contratto nazionale e la contrattazione decentrata sono bloccate dai vari governi - spiegano -: ora la finanziaria riapre possibilità di progressioni (unico modo che abbiamo per recuperare una piccola parte del nostro salario) e il nostro Istituto latita anzi per chiudere la partita 'a saldo e stralcio' offre una somma che è ridicola, infarcita di errori sui conteggi delle voci che compongono il fondo salario accessorio che viene anche 'sottoposto' all'applicazione della famigerata e punitiva legge Brunetta e si sostanzia in poche centinaia di euro ciascuno. Nel frattempo - aggiungono - per il salario accessorio dei dirigenti amministrativi, 10 figure professionali create ad hoc dall'ex presidente ed ex ministro Giovannini, l'amministrazione ha gia' stanziato e messo a bilancio 727 mila euro a fronte dei 450 mila proposti per 1.033 dipendenti di IV-VIII livello".

"Il contratto nazionale è bloccato da 6 anni come per tutto il pubblico impiego ed arriva pesante la conferma che nel Def non c’è alcuna previsione di spesa che riguardi i contratti pubblici". Lo dichiara il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. "Il potere d’acquisto dei lavoratori - dice - crolla drammaticamente verso il basso di anno in anno. La Flc Cgil ha recentemente posto la questione del blocco dei contratti nazionali all’attenzione della magistratura, sostenendo l’incostituzionalità dei provvedimenti degli ultimi anni".
 
"In più per i lavoratori della Ricerca e dell’Università la contrattazione integrativa, che è stata invece finalmente sbloccata dal primo gennaio del 2015, è di fatto ancora ferma, inchiodata alle circolari interpretative che riscrivendo abusivamente la legge hanno aggiunto ulteriori penalizzazioni ai tagli operati in questi anni sul lavoro pubblico".

Dunque, prosegue Pantaleo, "per i lavoratori della conoscenza siamo di fronte alla beffa di una disparità di trattamento rispetto agli altri settori pubblici perché resta impedito l’accesso completo ai fondi di contrattazione integrativa, mettendo a rischio salari, sviluppo professionale e qualsiasi minima possibilità di progressione economica".

"Serve una soluzione immediata che ripristini quantomeno la omogeneità di trattamento tra i lavoratori della ricerca e gli altri lavoratori pubblici. La lotta dei lavoratori Istat è quella di tutti i lavoratori della ricerca e degli altri settori pubblici in lotta per il contratto nazionale e per la contrattazione integrativa, che garantisce l’accesso ai diritti minimi che presiedono alla tenuta della dignità del lavoro, senza la quale non può esserci alcuna credibile qualità del servizio pubblico".

"In più l’Istat sarà coinvolto quest’anno in una grande riorganizzazione voluta dal presidente Alleva che si preannuncia molto impegnativa per i lavoratori: ovvio che non potrà essere a costo zero. Crediamo che l’ente possa e debba investire nel suo personale, a partire dai livelli più bassi, ovvero quelli particolarmente penalizzati dalle riforme e ristrutturazioni degli ultimi anni.  La Flc sostiene le mobilitazioni dei lavoratori dell’Istat e tutte quelle che saranno necessarie, per cambiare la politica del governo sul lavoro pubblico e la ricerca", conclude Pantaleo.