“La situazione dei treni intercity e Thello che circolano in Liguria è, a dir poco, disastrosa”. A lanciare l'allarme in un comunicato congiunto sono i sindacati dei trasporti, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Fast, che parlano di “carrozze vecchie di svariati decenni” e “guasti costanti al condizionamento che obbligano a viaggi estenuanti di centinaia di chilometri al caldo, senza alcuna possibilità di ripristino degli impianti durante il percorso”.

Secondo i sindacati, i locomotori “si guastano durante il viaggio con frequenze preoccupanti, e i viaggiatori sono costretti ad attendere ore prima di vedere l’arrivo di una macchina di soccorso che permetta di riprendere il viaggio”. I treni Thello, poi, “arrivano dalla Francia sporchi e senza rifornimenti idrici”, “senza contare – insistono le sigle sindacali – i guasti alle vetture, le sostituzioni di carrozze di prima classe con vetture di seconda e gli incommensurabili ritardi per guasti di ogni genere”.

All'origine di questa situazione, scrivono i sindacati, c'è “la scelta sciagurata di Trenitalia di assegnare ai servizi 'non a mercato' solo materiali di seconda o terza mano, anche se 'revampizzati', come si dice in gergo ferroviario. La disorganizzazione totale del servizio, basata su tagli ai costi di manutenzione e gestione, oltre al blocco delle assunzioni sul prodotto intercity, determina il totale decadimento della qualità del servizio in una regione come la Liguria che basa la propria economia sul turismo lungo le due Riviere, servite appunto dai treni intercity e Thello”.

Più volte il sindacato ha suonato il campanello d’allarme. “È giunto il momento che anche la Regione Liguria si ricordi che, oltre al contratto di servizio per i treni regionali, esiste anche un contratto di servizio universale per i treni a lunga percorrenza, che grida vendetta per la superficialità con cui viene gestito – accusano ancora Filt, Fit, Uiltrasporti e Ugl Fast –. I periodici cambi dei vertici di Fsi non possono continuare a costituire alibi per lo stato di totale abbandono di questo segmento di servizio. Non vogliamo pensare che anche in questo caso tutto cambi perché nulla cambi”.

“Fsi – concludono i sindacati – è una grande realtà industriale che si occupa della mobilità di questo paese e garantisce lavoro a 60.000 dipendenti oltre l’indotto. Le questioni da affrontare sono serie, e lavoratori e viaggiatori meritano risposte adeguate, non messaggi su Facebook”.