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Negli ultimi dieci anni l’espulsione dalle aziende farmaceutiche di oltre 10 mila informatori scientifici (attualmente ne sono rimasti attivi circa 8 mila) e il sempre più crescente inserimento di “venditori” con il contratto di lavoro del commercio, più precario e meno oneroso, ha di fatto generato un grandissimo disordine normativo nella pratica quotidiana dell’attività. Eppure – fa rilevare la Filctem Cgil – il ruolo di una corretta ed etica informazione da parte delle aziende serve alle stesse per presentare il valore terapeutico dei farmaci vecchi e nuovi; serve ai medici per avere opportunità e consapevolezza nelle prescrizioni; serve al Servizio sanitario nazionale per meglio indirizzare la spesa farmaceutica, risparmiando laddove possibile e garantendo l’accessibilità ai farmaci migliori per tutti i cittadini.
Se ne parlerà mercoledì 3 maggio in un convegno all'Università di Perugia (ore 15) promosso dalla Filctem Cgil sulla cosiddetta “Industria etica 4.0”. I lavori saranno introdotti da una relazione di Sergio Cardinali, del dipartimento chimico-farmaceutico Filctem. Hanno dato la loro adesione importanti personalità del mondo scientifico, imprenditoriale, sindacale e istituzionale, tra cui la presidente dell'Umbria Catiuscia Marini e il sottosegretario alla Salute Davide Faraone. Le conclusioni saranno affidate al segretario generale della Filctem, Emilio Miceli.
In un momento storico-economico come quello attuale, mentre il settore farmaceutico ha agito in senso anticiclico rispetto alla crisi con l'ambizione di crescere ulteriormente nell’immediato futuro e di rendere l'Italia il paese di riferimento per la farmaceutica europea, “non è più rinviabile – osserva la Filctem – un focus sulla figura dell’informatore scientifico del farmaco. La perdita di migliaia di posti in questo settore, prosegue la nota, rischia di mescolare clamorosamente le due distinte figure professionali, informatori e venditori, ancor peggio le mette in competizione tra loro. “In alcuni casi si è perfino giunti al licenziamento individuale per motivi economici, utilizzando impropriamente il calo del fatturato generato dai prodotti pubblicizzati nell’area territoriale di azione dell’informatore, come se fosse un mero venditore”. Una deriva tale da disincentivare tanti giovani allo studio di una professionalità non ritenuta più strategica dal sistema, tanto da costringere molti atenei italiani a cancellarne il corso di laurea.
Un tavolo di confronto sulla farmaceutica è stato aperto al ministero dello Sviluppo economico con tutti i soggetti interessati. “È la sede opportuna per un'analisi attenta della situazione e al tempo stesso per effettuare una verifica normativa. Perciò è necessario utilizzare tutte le occasioni pubbliche di confronto con le istituzioni regionali e territoriali e con le aziende erogatrici dei servizi, per rendere palese la deriva in cui ci stiamo inoltrando, con il rischio svilire ulteriormente il sistema sanitario nazionale del servizio ai cittadini”. Al tempo stesso, conclude il sindacato, “è necessaria una attenta verifica contrattuale con le associazioni e le aziende firmatarie del contratto. Siamo fortemente impegnati non a rivendicare un’opera di restaurazione su questo fronte, ma a ricercare il giusto equilibrio tra la difesa dei lavoratori e dei diritti dei cittadini, salvaguardando al contempo la crescita delle aziende del settore, quale valore assoluto per il nostro paese”.