Può bastare aumentare il bonus per chi fa figli per far sì che in Italia si ricominci a crescere dal punto di vista demografico? Secondo il ministro della Salute, Lorenzin, che ha lanciato la proposta, pare di sì. Il progetto del ministro, che potrebbe andare nella prossima legge di stabilità, prevedrebbe – ma per ora si tratta solo di un annuncio – il raddoppio del bonus di 80 euro al mese per il primo figlio in famiglie con reddito Isee tra 7.000 e 25.000 euro l’anno, e altri incrementi per i figli successivi in base ai redditi.

Critici invece, oltre ad altre forze politiche, i sindacati. Per Federico Bozzanca, segretario nazionale della Fp Cgil, “non è questa la chiave”. Quello che manca sono soprattutto i servizi, a cominciare dai nidi: secondo uno studio dello stesso sindacato, infatti, in Italia sono oltre 900.000 i bambini nella fascia tra i sei mesi e i due anni ad essere tagliati fuori dagli asili. Le ragioni di questa esclusione, si legge in un report della categoria dei pubblici della Cgil, sono molteplici: “In parte per scelta delle famiglie ma, per la gran parte, per l'impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta pubblica e l'esosa richiesta privata”. Insomma: non bastano un po' di soldi in più, servono interventi strutturali e di sostanza.

Per la Fp Cgil, quindi, non è questa la strada da percorrere. Entrando nel dettaglio, l’elaborazione del sindacato rileva come l'offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi per la prima infanzia - pubblici e privati - copra una fascia di bambini da zero a due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini) pari a 289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche dalla (passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una copertura pari al 33%.

Per converso, quindi, questi 290 mila “fortunati” bambini rappresentano una piccola quota parte: sono, infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi, ovviamente per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare con il binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. "Si tratta di una quantità enorme di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto che gli spetta, per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi delle private. Questa la chiave da rilanciare, anche e soprattutto per evitare il 'crack demografico' e non il bonus bebè", aggiunge Bozzanca.

I dati di questo report, osserva ancora il segretario nazionale della Fp, "non solo dimostrano come sia lontanissimo l'obiettivo di mille asili in mille giorni ma sono soprattutto il risultato di una 'collisione' tra il blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un binomio che ha generato un arretramento dell'offerta che rischia di mettere in crisi un servizio, anche laddove è sempre stato un fiore all'occhiello in ambio internazionale".

Anche per questi motivi, il prossimo 19 maggio le lavoratrici e i lavoratori dei nidi protesteranno con una manifestazione nazionale a Roma davanti a Montecitorio: sblocco del contratto di lavoro e tutela professionale, sono aspetti essenziali per impedire lo smantellamento o il progressivo peggioramento essenziale per garantire a tutti – figli e genitori – un diritto essenziale di cittadinanza.