“Il nodo della cosiddetta 'Quarta rivoluzione industriale' è capire come opporsi al rischio di una società senza lavoro. Nell'era della digitalizzazione e dell'ammodernamento tecnologico, bisogna intervenire in anticipo per non lasciare indietro nessuno, e non limitarsi a una discussione semantica del rapporto uomo-macchina”. Così Ivana Galli, segretario generale della Flai Cgil, interpellata da Rassegna alla vigilia di un importante confronto su questi temi (qui il programma) organizzato con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il presidente di Federalimentare, Luigi Pio Scordamaglia.

Rassegna L'agroindustria – con i suoi 390mila addetti e 61mila aziende, un valore complessivo di 37 miliardi di export – è un pezzo determinante per il presente ma anche per il futuro del paese. Quali sono le priorità della Flai in vista di Industria 4.0?

Galli Prima cosa, come dicevo, non lasciare indietro nessuno. L'altro punto è capire come saranno utilizzate le risorse messe a disposizione dal governo nel piano nazionale. C'è tutta una serie di provvedimenti legati alle agevolazioni fiscali, alcune delle quali confluite anche nella legge di bilancio. Risorse che possono rappresentare una buona opportunità per le aziende del nostro settore e per tutta filiera del food, quindi dell'industria alimentare.

Rassegna Su questo avete predisposto una ricerca di Nomisma e Fondazione Metes che sarà presentata durante il confronto con imprese e governo. Puoi anticiparci qualcosa?

Galli È una fotografia del settore che ha coinvolto circa duecento aziende alimentari con fatturato di oltre 10 milioni. Emerge che gli investimenti in nuove tecnologie riguardano in gran parte la sicurezza informatica e sono finalizzati alla difesa della proprietà intellettuale e dei dati interni, un aspetto che, però, secondo noi, non è sufficiente a far crescere il sistema delle aziende. Un secondo aspetto interessante è che gli imprenditori lamentano l'assenza di competenze professionali sul versante della digitalizzazione. Ecco, questa è una delle sfide principali per implementare Industria 4.0: c'è bisogno di più lavoratori specializzati, non di espellere persone dal processo di produzione.

Rassegna Quindi torna il tema della formazione...

Galli Esatto. Sul versante del lavoro vogliamo evidenziare proprio la necessità della formazione, che è per noi fondamentale: bisogna mettere in campo tutta una serie d'interventi di ammodernamento per creare nuova occupazione qualificata, sfruttando magari l'intenzione – espressa da quasi tutte le aziende interpellate nella ricerca – di usare le risorse del piano nazionale. L'obiettivo è aumentare la dimensione aziendale e per farlo bisogna puntare sulla qualità dei prodotti rafforzando il legame con il territorio. Partiamo da buone relazioni industriali che ci hanno consentito di siglare contratti sia a livello nazionale che aziendale.

Rassegna Per il vostro settore, poi, c'è una specificità, ovvero tutta la questione della filiera...

Galli Sicuramente bisogna introdurre nuove competenze in grado di far crescere le imprese sul mercato internazionale. Ma dal nostro punto di vista va fatto in una logica di inclusività, pensando proprio alla filiera, alle tante persone che ci lavorano. È chiaro che il singolo produttore spesso riduce i costi su cui può intervenire, cioè quelli del lavoro. Ma così, alla fine, cresce il precariato, si fa continuo ricorso alle esternalizzazioni, si taglia sulla sicurezza. Noi invece abbiamo la necessità di ricomprendere i lavoratori degli appalti e dei subappalti. Da qui la necessità che all'interno della filiera si faccia un ragionamento sull'inclusività, anche per una questione di legalità e trasparenza. Del resto, la battaglia referendaria su voucher e appalti va esattamente in questa direzione. La prossima stagione di rinnovi per gli integrativi – che partirà in autunno – sarà il primo banco di prova.