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Monti aveva chiesto alla Germania “maggiore flessibilità” verso l'Italia, ma da Berlino, dopo l'intervista del premier italiano allo Spiegel, arriva solo una bufera di critiche da parte di politici della maggioranza e dell'opposizione. Le accuse sono pesanti: “attentato alla democrazia”, “brama di soldi dei contribuenti tedeschi”, “florilegio anti-democratico”.
Secondo il segretario della Csu bavarese, Alexander Dobrindt, “il signor Monti ha bisogno evidentemente di una chiara risposta che noi tedeschi non saremo disposti ad abrogare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani”. Dobrindt si riferisce in particolare all'affermazione di Monti, secondo il quale, “se i governi si facessero vincolare del tutto dalle decisioni dei loro Parlamenti, senza mantenere un proprio spazio di manovra, allora una disintegrazione dell'Europa sarebbe più probabile di un'integrazione”. Per il segretario della Csu invece non è ammissibile “che con la crisi dell'euro a prendere il sopravvento siano coloro che considerano un fattore di disturbo i diritti del parlamento ed il controllo democratico”.
Anche il presidente dei liberali tedeschi al Bundestag, Rainer Bruederle, afferma che in fatto di riforme “bisogna fare attenzione a che l'Europa rimanga democraticamente legittimata”. Mentre per il deputato liberale Frank Scheffler “Monti vuole risolvere i suoi problemi a spese dei contribuenti tedeschi e li impacchetta in una lirica europea”.
Negativa anche la reazione del vice capogruppo socialdemocratico, Joachim Poss, per il quale “l'accettazione dell'euro ed il suo salvataggio sono rafforzati dai parlamenti nazionali e non indeboliti”. Il deputato della Spd aggiunge che in Italia “gli inenarrabili anni del berlusconismo hanno fatto soffrire il senso del parlamentarismo”.